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Beirut. Mascherina e pala: gli angeli della polvere con gli ultimi del Libano

Giacomo Gambassi mercoledì 26 agosto 2020

I giovani cattolici in campo a Beirut per soccorrere la capitale ferita

Mascherina sul volto, casco protettivo sulla testa, zaino in spalla e una pala fra le mani. Bussano alle porte delle case di Beirut devastate dall’esplosione al porto. E chiedono se serve aiuto per risistemare le stanze sventrate o ripulire gli appartamenti dai detriti. Sono i giovani del Movimento apostolico mariano che qualcuno ha ribattezzato gli “angeli della polvere”. Cattolici di rito latino che nell’emergenza hanno scelto di «farsi prossimi a qualsiasi famiglia abbia l’abitazione danneggiata, indipendentemente dalla religione», racconta Tina Hamalaya, ragazza libanese impegnata nella Fondazione Giovanni Paolo II (www.fondazionegiovannipaolo2.org), la onlus per lo sviluppo e le cooperazione voluta dalle diocesi della Toscana che ha nel Libano uno delle sue principali terre d’azione.


«Si tratta di piccoli gesti di vicinanza di fronte a una catastrofe enorme», aggiunge il frate minore francescano Toufic Bou Merhi, referente per l’organismo nel Paese dei cedri. E aggiunge: «Sono proprio i ragazzi le nostre antenne fra la gente che già viveva nella miseria a causa della crisi economica e che adesso si ritrova magari in mezzo a una strada». L’esplosione ha semi-distrutto il quartier generale della Fondazione accolta nel convento francescano di San Giuseppe, che ha perso i piani alti. «Grazie al cielo non ci sono stati morti», chiarisce Tina.

I giovani cattolici, "angeli della polvere" a Beirut - Fondazione Giovanni Paolo II

Da anni la onlus è in prima linea in Libano: accanto alla comunità cristiana e agli ultimi. «Di fronte all’attuale disastro – afferma il religioso – abbiamo scelto di dare priorità ai bisogni che emergono dal basso. E i giovani del Movimento ci inviano le loro segnalazioni: si va dalle persone rimaste senza tetto che aiuteremo ad affittare una nuova casa alla necessità di ascolto che riecheggia nella popolazione. Per questo intendiamo creare un centro di sostegno psicologico». La “Giovanni Paolo II” ha come primo interlocutore il vescovo Cesar Essayan, vicario apostolico di Beirut. In città sono decine le chiese, i monasteri, le scuole d’ispirazione cattolica danneggiate. «Anche qui i ragazzi sono scesi in campo per rassettarle – conclude padre Toufic –. Il cristiano è uomo del dialogo. E i bisogni non conoscono barriere. Così le nostre parole d’ordine sono: “Aiutare tutti”».