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Roma. Asia & gli altri: negati e perseguitati

Luca Liverani martedì 14 aprile 2015
Parla con un filo di voce, il viso fresco e grazioso di adolescente, i lineamenti così simili a quelli della mamma, Asia Bibi. Eisham Ashiq ricorda tutto con precisione. «Avevo nove anni quando è stata arrestata. Le accuse contro di lei sono del tutto false. Mia madre stava lavorando quando altre due donne le hanno chiesto dell’acqua da bere. Quando mamma gliel’ha data, hanno cominciato a dire che le sue mani erano impure, che i cristiani non sono degni di mangiare e bere con i musulmani, persone pulite. Su questa radice è stata costruita l’accusa di blasfemia». E si asciuga svelta una lacrima.La figlia di Asia Bibi e il marito, Ashiq Masih, portano a Montecitorio la loro testimonianza sull’assurda condanna a morte in Pakistan per una falsa accusa. A promuovere la conferenza stampa alla Camera il senatore Mario Mauro (Pi) e il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, assieme all’associazione Pachistani cristiani in Italia e all’associazione Citizen-Go. Ci sono anche Rocco Buttiglione, Paola Binetti, Gianluigi Gigli, Eugenia Roccella (Ap) e Marco Rondini (Lega). Che chiedono al governo di fare pressioni sul Pakistan: «I rapporti commerciali tra i due Paesi non possono proseguire come se niente fosse», dice Rocco Buttiglione. Oggi il marito e la figlia di Asia saranno in piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale. Grandi le speranze riposte in Papa Francesco che li incontrerà al termine per un saluto. Il senatore Salvatore Di Maggio (Gal) si appella a tutto il Parlamento: «Dobbiamo far sentire la nostra voce, anche l’Europa non può sfuggire. Dove non c’è libertà religiosa è la vita stessa a essere messa a rischio. Già due esponenti politici pachistani, un cristiano e un musulmano, sono stati uccisi per avere preso posizione su Asia Bibi». E cita «un eroe della sinistra, Che Guevara, che diceva che qualsiasi ingiustizia in qualsiasi parte del mondo dobbiamo sentirla come fatta a noi».«Noi cristiani d’Occidente – aggiunge Buttiglione – siamo stati poco solidali con i nostri fratelli d’Oriente. Dobbiamo chiedere al Parlamento una mozione per Asia Bibi. Lo stesso dal Parlamento europeo. E non possiamo continuare a fare affari col Pakistan se non c’è da parte del loro governo la minima volontà di cambiamento. Facciano un gesto simbolico liberando Asia Bibi. Un mancanza di volontà non sarebbe priva di conseguenze anche commerciali». «La Lega è disponibile a sottoscrivere la pressione politica sul governo pachistano», afferma Marco Rondini della Lega. «Non siamo qui con appartenenza di partito – sottolinea Paola Binetti – ma schierati in modo politicamente trasversale come cristiani presenti in Parlamento per difendere i diritti religiosi di tutti. Il Papa ci ricorda la complicità del silenzio». La giovane Eisham Ashiq racconta momenti drammatici: «Le hanno detto: per te c’è una possibilità di vivere, se tu e la tua famiglia diventate musulmani. Poi l’hanno portata in campagna dove s’erano riunite molte persone. Hanno cominciato a picchiarci tanto. Vi chiedo di pregare per lei, per la nostra famiglia e per tutti i cristiani. Voi siete la nostra speranza». Parla anche Ashiq Masih, il marito: «Mia moglie è innocente. Siamo arrivati per chiedere l’aiuto di tutti i Paesi europei e dell’Italia in particolare. In prigione soffre, è in una condizione disumana. Ci manca tanto il suo amore di madre. La sua fede è molto forte, ma piange. Tutta la nostra famiglia sta pregando Dio perché la aiuti e ci appelliamo alla comunità internazionale. La vita dei cristiani in Pakistan è molto, molto difficile. E chi riesce a uscire di prigione, viene ucciso: chi commette questi omicidi gode addirittura di grande considerazione».L’avvocato Joseph Nadeem, con Ashiq Masih conferma: «Avevamo molte speranze, ma dopo il nostro ricorso c’è stata una forte pressione della comunità musulmana. Fate tutto quello che potete per influenzare a livello internazionale il governo pachistano. È l’ultima chance per la vita di Asia Bibi. Chiediamo che l’Italia assieme agli altri Parlamenti europei mettano sotto pressione il Pakistan, sostenendo la sua liberazione».