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Venezuela. Maduro apre al dialogo. «Ma niente presidenziali»

Paolo M. Alfieri mercoledì 30 gennaio 2019

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro in visita ad un gruppo di militari (Ansa)

Assediato dalle nuove sanzioni Usa sul petrolio, il presidente del Venezuela Nicolás Maduro si dice ora pronto a dialogare con l'opposizione dell’autoproclamato presidente (e leader dell’opposizione) Juan Guaidó e apre alla possibile mediazione di Paesi terzi nella crisi venezuelana. "Sono pronto a sedermi al tavolo dei negoziati con l'opposizione per parlare per il bene del Venezuela, per il desiderio di pace e per il futuro", ha detto Maduro in un'intervista all'agenzia russa Ria Novosti.

Parlando di una possibile mediazione internazionale, il presidente venezuelano ha affermato che "ci sono diversi governi e organizzazioni nel mondo che hanno dimostrato la loro sincera preoccupazione per cosa avviene in Venezuela e hanno esortato al dialogo". Maduro si è detto favorevole a un intervento di altri Stati in tal senso e ha menzionato in particolare "i governi di Messico, Uruguay, Bolivia, Russia, Vaticano e alcuni governi europei". "Sto inviando loro delle lettere ufficiali perché possano sostenere il dialogo in Venezuela dove vogliono, quando vogliono e in qualsiasi forma vogliano", ha affermato Maduro.

L’erede di Hugo Chávez si è detto poi pronto a organizzare elezioni legislative anticipate, respingendo però le richieste di nuove presidenziali. "Sarebbe molto bello organizzare le elezioni parlamentari prima, sarebbe una buona forma di discussione politica, una buona soluzione dal voto popolare". Di contro, "le elezioni presidenziali si sono svolte meno di un anno fa, 10 mesi fa", ha detto Maduro. Le ultime elezioni erano state ampiamente contestate dall’opposizione, che aveva parlato di brogli. "Non accettiamo gli ultimatum di nessuno nel mondo, le elezioni presidenziali si sono svolte in Venezuela e se gli imperialisti vogliono nuove elezioni, devono aspettare il 2025", è la posizione di Maduro.

Maduro si è poi spinto ad affermare di non avere dubbi sul fatto che Donald Trump abbia ordinato di ucciderlo, aggiungendo: "Ha detto al governo colombiano e alle mafie della oligarchia colombiana di uccidermi". "Se un giorno mi dovesse succedere qualcosa, i responsabili sarebbero Donald Trump e il presidente della Colombia, Iván Duque", ha continuato, sottolineando: “Nel frattempo continuerò a proteggermi".

Intanto, Guaidò prepara le prossime mosse. Dopo aver nominato un incaricato d'affari negli Stati Uniti ha invitato a nuove proteste: per oggi sono previste due ore di sciopero, poi una grande manifestazione da tenersi sabato dopo quelle dei giorni scorsi. Il leader dell’opposizione ha poi chiesto "più sanzioni" da parte dell'Unione Europea contro il governo di Maduro. "Siamo in una dittatura e ci deve essere pressione, abbiamo bisogno di più sanzioni da parte dell'Ue, come deciso dagli Stati Uniti".