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Francia. Macron tenta la svolta per un'ecologia popolare

Daniele Zappalà, Parigi mercoledì 28 novembre 2018

Basta con i diktat ecologici dall’alto. Via libera a un’«ecologia popolare» costruita assieme alla gente, che indossi o meno per protesta i “gilet gialli” divenuti il simbolo della Francia laboriosa e tartassata che macina chilometri al volante, sudando dopo ogni pieno di gasolio dal costo quasi insostenibile. Nel giorno d’insediamento di un Alto consiglio francese per il clima, Emmanuel Macron ieri ha promesso paradossalmente al Paese di tornare ad essere un presidente con i piedi piantati a terra. Un’autocritica in regola da cui scaturirà un «cambio di metodo», con il riconoscimento delle responsabilità dei vertici rispetto al profondissimo e tempestoso malcontento suscitato dalle ecotasse sui carburanti, sopportate soprattutto dagli automobilisti di campagna e di banlieue, non certamente i più agiati e i più inquinanti.

In picchiata da mesi nei sondaggi, con un 70% di opinioni sfavorevoli nell’ultimo barometro mensile Ipsos, Macron ha espresso «comprensione» verso i “gilet gialli”, distinguendoli nettamente dai vandali che li hanno affiancati durante le proteste di piazza. Il capo dell’Eliseo ha promesso un immediato tavolo di concertazione per approvare in fretta un sistema grazie al quale le accise ecologiche sul gasolio diventeranno fluttuanti, per correggere gli effetti dei futuri picchi nella quotazione del greggio. Bando anche a meccanismi di rimborso troppo complicati, ha aggiunto il presidente, cercando di scrollarsi di dosso l’immagine del “tecnocrate” con la forma mentis dell’ex banchiere d’affari. L’ex brillantissimo alto funzionario sfornato dall’Ena ha così sostenuto di non aver capito, come tutti i francesi, in cosa consista l’«assegno energia», l’ipotetico sussidio da tempo allo studio nelle alte stanze ministeriali per rimborsare le famiglie più colpite dal caro-carburante. «La gente esprime le proprie sofferenze e la risposta è l’assegno energia. Non so cosa sia», ha rilanciato, come se di colpo indossasse i panni di tanti suoi oppositori delle scorse settimane.

Se sabato scorso, nel cuore della capitale, i “gilet gialli” giunti per protestare erano stati tenuti a debita distanza da tutti i palazzi del potere, proprio mentre il ministro dell’Interno Christophe Castaner tuonava contro lo spettro dei «sediziosi dell’ultradestra» infiltrati fra i ranghi dei manifestanti, ieri proprio due volti simbolo del movimento spontaneo coagulatosi grazie ai social sono stati invece ricevuti da François de Rugy, nuovo ministro della Transizione ecologica ed ex presidente dell’Assemblea nazionale.

Con il lancio dell’Alto consiglio per il clima, che dovrà «apportare un punto di vista indipendente sulla politica del governo» e che sarà presieduto dalla climatologa franco-canadese Corinne Le Queré, Macron ha ribadito che la Francia non getterà la spugna nel ruolo che rivendica di Paese guida nella lotta internazionale contro il surriscaldamento climatico, nella scia dell’Accordo di Parigi del 2015 e a pochi giorni dall’inizio della Cop24 di Katowice, in Polonia (2-14 dicembre). Le autorità francesi hanno finora «fatto troppo poco», ha ripetuto il presidente, aggiungendo di considerare il greggio importato come una «sottomissione della Francia alle forze straniere», a differenza delle fonti rinnovabili, che saranno potenziate, ma anche del nucleare, il cui ridimensionamento nel mix energetico nazionale verrà procrastinato.

Ma intanto, le ultime concessioni agli automobilisti, come l’abbandono dei pedaggi urbani per l’accesso in centro, dimostrano il bisogno di riannodare un dialogo che si era spezzato. Anche se a giudicare da molte reazioni ostili o diffidenti delle ultime ore, non solo da esponenti dei “gilet gialli”, il Paese resta segnato da profonde tensioni.