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SCIENZA & ETICA. Londra: nasce la bimba «selezionata» A spese di altre vite

mercoledì 9 gennaio 2008
Nuovo, preoccupante "traguardo" della ricerca scientifica britannica. Nel Regno Unito è nata infatti la prima bambina geneticamente selezionata, appositamente "programmata" per non ereditare dai genitori il gene del cancro al seno. Ad annunciarlo è stato lo stesso medico che ha seguito la coppia, Paul Serhal. «Questa bambina non dovrà affrontare la paura di sviluppare questa forma genetica di cancro al seno o di cancro alle ovaie da adulta - ha spiegato -. L'eredità duratura di questa operazione è lo sradicamento della trasmissione di questa forma di cancro che ha devastato queste famiglie per generazioni». Il risultato è stato ottenuto attraverso l'esame e la manipolazione dell'embrione, selezionato prima di effettuare la procedura di fecondazione in vitro in modo che non presentasse il gene 'Brca1' alterato, a differenza delle donne di tre generazioni della famiglia del padre colpite dal tumore al seno prima dei trent'anni.L'Osservatore Romano: «Nessuna persona è un diritto per un'altra». Recenti studi scientifici hanno evidenziato alcuni rischi di malformazione per i neonati concepiti da fecondazione in vitro, rafforzando la contrarietà a questa tecnica di procreazione. Lo scrive l'Osservatore Romano, per sottolineare, tra i già noti motivi di questa contrarietà, «la tutela e la cautela» da adottare verso il bambino «sin nell'atto del concepimento», perché - afferma il titolo dell'articolo - «Nessuna persona è un diritto per un'altra». «Uno studio eseguito da ricercatori americani del Centro nazionale su difetti congeniti e disabilità evolutive (Nbdps) - si legge ancora - riapre il dibattito etico sui temi della fecondazione in vitro, finora limitato al tema della liceità morale della fecondazione extracorporea e all'eliminazione di embrioni umani soprannumerari o malati. Lo studio ("Human Reproduction", novembre 2008) riporta infatti che i bimbi dati dopo fecondazione in vitro (Fiv) hanno un rischio di certe malformazioni maggiore degli altri». La ricerca apre così nuovi interrogativi etici e, sebbene altri studi provino il contrario, dovrebbe prevalere il principio di precauzione.