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LA CRISI LIBICA. L'Alleanza: «Il rais non è il nostro bersaglio»

Barbara Uglietti mercoledì 11 maggio 2011
La Nato ripete che Muammar Gheddafi non è nell’obiettivo dei caccia operativi in Libia, ma nella notte tra lunedì e martedì i raid si sono intensificati nel cielo di Tripoli e sotto i bombardamenti è finito in particolare il compound di Bab-al-Azizia che ospita la caserma-bunker del Colonnello. Da dieci giorni il rais non compare in pubblico: ieri per tutta giornata si sono inseguite le voci sulla sua sorte. Vivo o ferito – se non morto – Gheddafi è comunque sempre più isolato. Secondo i ribelli, confermati da fonti sul posto, nelle ultime ore anche la capitale sarebbe attraversata da forti venti di rivolta. Un intero quartiere periferico, il sobborgo di Suq al-Youma, si sarebbe rivoltato contro il rais. I ribelli ne avrebbero preso il controllo grazie alle armi leggere fornite loro da elementi dei servizi di sicurezza che hanno disertato.L’indiscrezione è stata seccamente smentita dal governo. Ma fonti concordanti hanno testimoniato di aver visto bandiere tricolori (quelle adottate dopo l’indipendenza dall’Italia e abbandonate a favore del monocolore verde introdotto con l’avvento al potere di Gheddafi) su una base aerea e su altri edifici. È stata bloccata, inoltre, la macchina della propaganda di regime: i raid della notte (almeno otto) hanno colpito un’enorme antenna per le telecomunicazioni e le sedi della radio-televisione statale al-Jamahiriyah e dell’agenzia di stampa Jana. Nei bombardamenti, però, sarebbero rimasti feriti anche quattro bimbi, due in modo grave. Funzionari libici hanno condotto alcuni giornalisti stranieri in un ospedale della capitale mostrando loro quattro piccoli pazienti: hanno spiegato che sono stati colpiti dalle schegge di vetro provocate dall’onda d’urto delle esplosioni. Ma non è stato possibile verificare che all’origine ci siano proprio i raid Nato. È giallo, poi, sulla sorte del portavoce del regime, Moussa Ibrahim: i siti dei ribelli ne hanno annunciato la morte, ma molti media internazionali hanno continuato a pubblicarne le dichiarazioni per tutta la giornata.Da registrare, infine, una svolta nella situazione a Misurata. I rivoltisi hanno detto di aver lanciato una pesante controffensiva nella città portuale da più di due mesi sotto l’assedio delle forze di Gehddafi. Avanzando su tre direttrici diverse, sarebbero riusciti a respingere i filo-governativi a circa 15 chilometri dal cento. Ma all’interno della città si continua a combattere.