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LA RIVOLTA NEL MAGHREB. Ora tocca alla Libia Due morti negli scontri

mercoledì 16 febbraio 2011
Il contagio della rivolta nel mondo arabo e islamico è arrivata anche in Libia, Paese che confina con Egitto e Tunisia. È di almeno 38 feriti il bilancio degli scontri fra manifestanti e polizia appoggiata dai sostenitori del leader libico Muammar Gheddafi, scoppiati nella notte a Bengasi, e sui blog corre la voce anche due manifestanti siano rimasti uccisi. La folla aveva circondato un commissariato per chiedere il rilascio di un avvocato per i diritti umani e alla sassaiola dei manifestanti la polizia ha risposto con gas lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma.La protesta è stata lanciata dalle famiglie di 14 vittime di una rivolta del 1996 nel carcere di Abu Slim, a Tripoli, e proprio oggi le autorità libiche, alla vigilia della 'Giornata della Collera in programma domani, hanno annunciato il rilascio di 110 detenuti.I familiari chiedevano il rilascio del loro avvocato, Fethi Tarbel, arrestato per motivi ignoti e che sarebbe stato poi rilasciato. Ma la folla non si è placata e ha scandito slogan come "Il popolo metterà fine alla corruzione" e "Il sangue dei martiri non è stato versato invano".La tv di Stato ha riferito che dopo i disordini ci sono state "spontanee" manifestazioni a sostegno di Gheddafi per le strade della stessa Bengasi e di Tripoli, Sirte e Sebha. Per domani, quinto anniversario della rivolta del 17 febbraio 2006, a Bengasi, un tam tam su Internet ha organizzato una protesta di piazza che prende spunto dalle rivolte nei Paesi confinanti Tunisia ed Egitto.Dalle insurrezioni del 1995-96, alla contestazione del 2006 contro il ministro leghista Roberto Calderoli, che aveva indossato una maglietta con una vignetta sul Profeta, Bengasi è sempre stata un ventre molle del regime di Gheddafi. La seconda città della Libia è un centro di potere alternativo a quello tripolino e sede di una fronda di integralisti islamici sostenuti dal Sudan e dai simpatizzanti egiziani. LA UE: RISPETTARE LA LIBERTA' DI ESPRESSIONEL'Unione Europea ha esortato la Libia a permettere "la libertà di espressione" e a evitare reazioni violente nei confronti della piazza. "Ci appelliamo alle autorità libiche affinchè diano ascolto a tutti coloro che partecipano alle proteste, così come a quanto la società civile ha da dire, e perchè consentano la libertà di espressione", ha dichiarato Maja Kocijancic, capo portavoce di lady Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea.