Mondo

Pakistan. Due ragazze cristiane sequestrare e uccise. Non si volevano convertire

Stefano Vecchia mercoledì 13 gennaio 2021

Una protesta dei cristiani in Pakistan dopo una delle tante angherie subite (foto d'archivio)

Due giovani sorelle sarebbero le ultime vittime, in Pakistan, del tentativo di costringere donne delle minoranze religiose alla conversione all’islam e al matrimonio. La polizia sinora non ha chiarito il movente del duplice delitto che sembra però con motivazioni religiose.

Abida e Sajjida, rispettivamente 26 e 28 anni, residenti nell’enclave cristiana di Makhan Colony, nell’area di Lahore, erano scomparse il 21 novembre dopo essersi recate nella fabbrica di medicinali dove lavoravano e poi a fare degli acquisti.

Sono state ritrovate morte diversi giorni dopo, non lontane dal luogo di lavoro, entrambe legate ai polsi e poi strangolate. Le indagini della polizia hanno portato a individuare due sospetti, Muhammad Naeem e Mumtaz Khan, che sono stati arrestati.

Diversi testimoni hanno confermato che i due, impiegati nella stessa azienda delle vittime, avevano in più occasioni molestato le due donne e avevano tentato di convincerle a convertirsi, nonostante fossero a conoscenza che erano entrambe sposate con uomini della stessa religione. Naeem, rilasciato su cauzione, si è dato alla macchia e altri suoi complici sono ricercati.

Il pastore evangelico di Makhan Colony, Amir Salamat Masih, ha confermato che la maggior parte della popolazione dell’area è di fede cristiana, povera e analfabeta, senza altre opportunità che lavorare nelle vicine manifatture di abiti, calzature e guanti, spesso con mansioni di basso livello e retribuzione. Una condizione che li rende vulnerabili a pressioni e abusi.

L’avvocato e attivista cristiano Nasir Saeed, direttore della Ong Claas-Uk, ha segnalato come «l’uccisione di Abida e Sajjida in un modo tanto crudele non è isolata. Omicidi, stupri e conversioni forzate di giovani cristiane sono quotidiane. Il governo nega, ma non si attiva per arrestare la persecuzione».