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Covid. La Tanzania è costretta a fare i conti: «Tra i morti nascosti 85 preti e suore»

Paolo M. Alfieri venerdì 5 marzo 2021

Vaccinazioni anti-Covid in Ghana, primo Paesi africane a ricevere dosi gratuite dall'iniziativa Covax, rifiutate invece dalla Tanzania

Classe 1949, originario della provincia di Lecco ma da una vita al servizio degli ultimi in Africa, fratel Sandro Bonfanti, missionario laico della Consolata, si è spento lo scorso 13 febbraio all'ospedale di Ikonda, l'unico in Tanzania ad avere a disposizione qualche ventilatore polmonare. «Infezione polmonare batterica», è stata definita la causa del suo decesso. In condizioni già precarie, con un tasso di ossigenazione basso, fratel Sandro non ha retto alle complicazioni e le sue condizioni si sono aggravate in poco tempo, con difficoltà respiratorie importanti. «Vietato», però, parlare di coronavirus, in una Tanzania definita dal suo presidente John Magufuli «Covid-free», libera dalla pandemia. Al punto che, lo stesso leader populista, ha recentemente detto no all'importazione dei vaccini. Il bilancio dei contagi e dei morti per Covid-19 è fermo al 29 aprile 2020: fino a quel giorno in Tanzania si contavano 509 casi di coronavirus dall'inizio della pandemia, 21 morti e 183 ricoveri: da allora il nulla.

C'è però chi parla di «pandemia nascosta». E più di altri ne parla la Chiesa cattolica locale, con numeri che fanno paura. Mercoledì padre Charles Kitima, segretario della Conferenza episcopale della Tanzania che già aveva denunciato un preoccupante aumento dei funerali, ha parlato di almeno 25 sacerdoti, 60 suore e 2 consacrati laici morti in Tanzania negli ultimi due mesi con sintomi riconducibili al coronavirus, comprese le «difficoltà respiratorie». Certezze non ce ne sono, ha specificato padre Kitima, perché nessuno dei defunti aveva potuto fare il test per il coronavirus. «La Chiesa ha circa 500 centri sanitari in tutto il Paese, ma non siamo autorizzati a fare test e non abbiamo le attrezzature per farlo», ha detto il segretario della Conferenza episcopale locale.

Più volte la Chiesa tanzaniana ha chiesto alla popolazione di attenersi alle precauzioni (dal distanziamento fisico all'uso delle mascherine) per combattere la pandemia. E quando il presidente Magufuli ha dichiarato che il virus era stato sconfitto dalle preghiere e dagli infusi della medicina tradizionale, i vescovi – così come l'Oms – hanno insistito sulla necessità di riconoscere la presenza del coronavirus anche in Tanzania. Di Covid-19, nei giorni scorsi, è morto anche il vicepresidente dell'arcipelago semiautonomo di Zanzibar, Seif Sharif Hamad. Le autorità non hanno specificato la causa, ma il 31 gennaio il suo partito aveva riferito che sia il 77enne Hamad che la moglie e altri loro consiglieri erano positivi al coronavirus. Dagli ospedali alcuni medici riferiscono di pressioni da parte delle autorità perché non parlino della diffusione della pandemia e della mancanza in corsia di dispositivi di protezione individuale. Allo stesso modo, la parola coronavirus nelle autopsie non compare mai.

Per dare un'idea di quella che potrebbe però essere la diffusione della pandemia in Tanzania, si possono prendere alcuni dati in arrivo dal confinante Zambia. Qui un recente studio sulla «mortalità nascosta» da Covid-19 ha mostrato che tracce di coronavirus sono state individuate all'obitorio di Lusaka in 70 cadaveri su 364 analizzati, ovvero nel 19,2% dei casi. Solo 19 dei decessi erano avvenuti durante un ricovero in ospedale e solo 6 pazienti erano stati testati per coronavirus. I sintomi, per la maggior parte, erano quelli tipici del Covid-19: tosse, febbre, difficoltà respiratorie. La conclusione degli studiosi in Zambia è che l'impatto del Covid-19 in Africa è ampiamente sottostimato. Tant'è che l'unico Paese che conduce test su larga scala, il Sudafrica, fa registrare da solo oltre 50mila morti, quasi metà dei decessi ufficiali di tutto il continente. Ed è anche per questo che la stessa Tanzania non può certo illudersi di essere il solo Stato africano libero dal Covid.