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Difesa. La Libia chiede aiuto e la Nato si dice pronta a intervenire

Giovanni Maria Del Re venerdì 17 febbraio 2017

Faccia a faccia. Stoltenberg e Mattis alla Nato a Bruxelles

La Nato aiuterà la Libia a organizzare le sue forze di difesa e sicurezza. Ieri infatti, a margine della riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza, il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato la richiesta formale del premier libico Fayez al-Sarraj. Una richiesta giunta peraltro dopo il fallito incontro previsto per la vigilia tra lo stesso al-Sarraj e il suo principale rivale, il generale ribelle Khalifa Haftar che controlla una grossa fetta del Paese. Il tutto mentre da Mosca arrivano durissimi attacchi contro l’Alleanza. «Ieri sera (mercoledì, ndr) – ha dichiarato Stoltenberg – ho ricevuto la richiesta formale da parte del premier al-Sarraj, che ha richiesto la consulenza e l’esperienza della Nato nella capacità di costruire le istituzioni di sicurezza e difesa ».

La disponibilità degli alleati in questo senso era già stata espressa nel vertice Nato dello scorso anno a Varsavia. Della questione aveva parlato direttamente Sarraj in una sua visita a Bruxelles il primo febbraio. La Nato già dall’autunno scorso dà un sostegno alla missione navale Ue anti-scafisti Eunavfor Med “Sofia”. Ancora non è chiaro come si svolgerà l’addestramento, anche se, dicevano ieri fonti Nato, per il momento non è probabile che si svolgeranno in Libia, sarebbe troppo rischioso. L’Alleanza comunque vuole che Tripoli crei con urgenza anche un ministero della Difesa, un comando militare e un posto di capo di Stato maggiore.

Un’impresa in cui non è possibile ignorare il ruolo chiave di Haftar, che secondo il piano di riconciliazione nazionale pubblicato dall’Egitto, che fa da mediatore, dovrebbe avere il comando delle forze armate restando però sotto Sarraj, cosa che il generale non accetta. Della questione discuterà nelle prossime settimane il Consiglio Atlantico. Intanto salgono i toni con Mosca, che ha reagito malissimo alla decisione, presa ieri dai ministri Nato, di aumentare la presenza navale dell’Alleanza nel Mar Nero «per addestramento, esercitazioni e monitoraggio». E in mattinata i ministri hanno valutato gli aggiornamen- ti sullo schieramento della nuova forza di deterrenza in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, i quattro battaglioni multinazionali previsti, ha detto Stoltenberg, «saranno operativi a giugno». Il messaggio è chiaro: «Non controbatteremo – ha detto il segretario generale – alla Russia soldato per soldato, carro armato per carro armato per carro armato, aereo per aereo. Il nostro scopo è prevenire un conflitto, non provocarlo ».

La replica non si è fatta attendere: la Nato, ha detto il presidente russo Putin durante un incontro con i servizi segreti Srb, secondo la Tass, tenta di «provocare » la Russia e «trascinarla in uno scontro». Una doccia gelata a Mosca è arrivata anche dal segretario Usa alla Difesa, Jim Mattis. «Non siamo ora in posizione di collaborare (con la Russia, ndr) – ha detto, quasi smentendo il presidente Donald Trump – a livello militare. I nostri leader si impegneranno sul piano politico per trovare un terreno comune. Quando la Russia rispetterà gli impegni torneremo a forme di partnership qui nella Nato», in riferimento alla vicenda ucraina.

Per Mattis, oltretutto, «non ci sono dubbi che la Russia abbia interferito o cercato di interferire in varie elezioni democratiche», che sembra un’allusione agli Usa. Nella seconda giornata della ministeriale Nato, ieri a Bruxelles, Mattis ha invece ammorbidito i toni con gli alleati sul fronte delle spese. «L’impegno (degli Usa ndr) per l’articolo 5 (l’obbligo di difesa collettiva nel caso un alleato sia attaccato, ndr) – ha detto – rimane solido come una roccia». Aggiungendo che le nazioni che già spendono il 2% del Pil (Estonia, Regno Unito, Grecia e Polonia) «mi danno la fiducia che nulla può minare la nostra unità e l’impegno a difendere il nostro stile di vita».