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17enne ucciso. Francia, nelle banlieue la guerriglia dei ragazzi

Daniele Zappalà, Parigi domenica 2 luglio 2023

All’alba, attorno a Parigi, cade una pioggerella sottile sugli scheletri dei commissariati di polizia devastati. Fra rinforzi massicci e coprifuoco imposti in certi comuni di banlieue, la quarta notte di violenze è stata meno devastante della precedente. Ma si tratta solo «d’un trompe-l’œil», avvertono pompieri e agenti. Perché l’uragano di roghi e saccheggi ha nel frattempo travolto Lione e Marsiglia, colpendo pure altri capoluoghi come Limoges. Violenze impressionanti persino nella ridente Vernon, cittadina di Normandia già cara agli impressionisti. O nel dipartimento d’oltremare di La Réunion, al largo del Madagascar. Bollettino ufficiale della nuova ondata: 1.311 arresti, con un terzo di minorenni, e 79 agenti rimasti feriti. Fra la vita e la morte, un manifestante centrato da un agente con una pistola Lbd a pallini “subletali”, a Mont-Saint-Martin, alla frontiera con il Belgio. A Marsiglia, è stata pure razziata un’armeria.

Nulla di rassicurante, dunque. Anzi, la conferma definitiva d’una guerriglia che i rivoltosi spostano nel Paese a macchia di leopardo, per eludere l’ingente dispositivo schierato dal ministero dell’Interno: ben 45mila uomini in tenuta antisommossa, con il supporto inedito di teste di cuoio armate fino ai denti, impiegate fin qui solo dall’anti-terrorismo.

Gli agilissimi “pirati” della notte, in costante contatto su Snapchat o TikTok, hanno in media 17 anni, la stessa età di Nahel. E sorprendono pure per la loro spregiudicatezza, agendo talora come in un videogioco “emerso” dalla realtà virtuale. A ogni nuova manche, nuovi ostacoli da colpire, abbattere o schivare. Fra una mossa e l’altra, un tam tam d’emulazione e istigazioni che ha vanificato pure gli «appelli alla responsabilità» del presidente Emmanuel Macron verso le famiglie e gli stessi gestori dei social, già a colloquio con il capo dell’Eliseo. Fra gli esperti, intanto, cresce il sospetto di “regie” occulte delle azioni, almeno a livello locale.

Nella banlieue di Lione, è finito nel mirino persino uno dei 18 blindati della gendarmeria schierati dal ministro Gérald Darmanin, che ha lanciato durante una trasferta notturna sul campo: «Vincerà la Repubblica, non i rivoltosi». Ma la dissuasione potrà davvero funzionare? Finora, di fatto, s’è osservato un riflusso delle violenze soprattutto nei comuni con il coprifuoco, il cui numero dunque continua a crescere, comprendendo da sabato pure capoluoghi importanti come Colmar e Mulhouse, in Alsazia. A tratti, fra le carcasse carbonizzate di camion e vetture, i pompieri e gendarmi, spesso stremati, si concedono appena il tempo per volgere gli sguardi in su. Come per chiedere involontariamente, prima di finire in nuove coltri di fumo, l’intervento d’un velo dall’alto a coprire, prima o poi, questo vortice forsennato che ha visibilmente spiazzato tutti.

Nel pomeriggio, a Nanterre, dove martedì scorso il 17enne Nahel è stato freddato da un poliziotto davanti a testimoni, il funerale del ragazzo si è svolto in un clima di grande tensione, in mezzo a imponenti battaglioni d’agenti a presidio dei migliaia di partecipanti. Il feretro è uscito dalla moschea Ibn Badis, strapiena durante il rito. Poi, il veicolo funebre è rimasto a tratti bloccato fra la gente pronta a lanciare nuovi proclami, come «Giustizia per Nahel», o «Allah Akbar». Tutt’attorno, pure una sorta di corteo di giovani in scooter, anch’essi diretti verso il cimitero del Mont-Valérien. Intanto, in giornata, monsignor Matthieu Rougé, vescovo di Nanterre, è tornato sulla «grande violenza latente» di cui è testimone da anni: «È bastata una scintilla perché la violenza e i quartieri si infiammassero. Oggi, dobbiamo assolutamente riaprire le strade che portano alla pace».

A riprova della gravità del momento, Macron, impegnato tutto il giorno in riunioni di crisi e telefonate con i sindaci delle principali città colpite, ha rinviato una visita di Stato di 3 giorni in Germania prevista a partire da questa sera: un appuntamento diplomatico preparato da mesi. Nell’arena politica, ha invece scandalizzato l’invito del tribuno rosso anticapitalista Jean-Luc Mélenchon a «non toccare» scuole, palestre e scuole, definite un «bene comune», senza accennare minimamente agli altri edifici pubblici devastati. A livello giudiziario, s’attende la deposizione pure del terzo ragazzo che era nell’auto del dramma, fuggito nel timore che gli sparassero. In un’intervista, ha accreditato l’ipotesi che Nahel non abbia voluto violare l’alt intenzionalmente.

Intanto, molti hanno approfittato del fine settimana per allontanarsi da Parigi e dalle gragnuole di detonazioni notturne che tolgono il sonno. Non è certo tempo di movida, né di concerti, spesso del resto annullati. Anche negli altri capoluoghi, fra gli aneliti dei francesi, solo un umile bisogno di normalità.