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Calo delle nascite. La Corea del Sud ora teme l'«estinzione»

Luca Miele mercoledì 28 febbraio 2024

La Corea del Sud è il Paese con il tasso di fertilità più basso al mondo

C’è una parola nella quale i sudcoreani non smettono di inciampare. Impazza sui giornali, campeggia nelle analisi sempre più allarmate, sbuca persino nelle vignette, di solito pronunciata da un accigliato dinosauro. Quella parola è «estinzione». L’incubo che avvolge la società sudcoreana è quella di una lenta, ma inesorabile, sparizione. I dati certificano che la parabola discendente è ormai un dato di fatto. E peggiora di anno in anno. Il tasso di fertilità del Paese, il più basso del mondo, continua a franare: nel 2023 ha toccato il nuovo minimo storico di 0,72 (nel 2022 era 0,78 mentre nel 2015 era pari a 1,24). Nella capitale Seul è ancora più basso: è pari a 0,55. Il numero di bambini nati in Corea del Sud lo scorso anno è crollato al minimo storico di 229.970. Una diminuzione progressiva. Il numero di neonati è sceso sotto la soglia di 400mila per la prima volta nel 2017, sotto i 300mila nel 2020 e sotto i 250mila nel 2022. La previsione è che l’attuale popolazione – 51 milioni di abitanti – arriverà a dimezzarsi entro la fine di questo secolo. «Il declino della popolazione pone serie minacce non solo al mercato del lavoro e alle finanze statali, ma a ogni aspetto della società, dalla difesa nazionale all’istruzione e ai servizi medici», ha detto Lee Sang-rim, esperto del Korea Institute for Health and Social Affairs all’agenzia Yonhap.

Il calo demografico investirà tutti gli aspetti della vita del Paese. Gli esperti fanno a gara a misurarne il possibile impatto. Sulla ricchezza nazionale, innanzitutto. Si prevede che il Prodotto interno lordo della Corea del Sud diminuirà del 28,38% nel 2050 rispetto al livello del 2022. Si restringerà la forza lavoro: la popolazione in età lavorativa diminuirà del 34,75% e persino il numero del personale militare calerà, scendendo per la prima volta sotto le 500mila unità. Come uscire da questo imbuto che minaccia di strozzare il futuro del Paese? Quali ricette mettere in campo? Per gli è esperti è un rebus, un grattacapo dal quale non si riesce a sollevarsi. Perché ai giovani genitori non manca certo, ad esempio, l’appoggio economico. Secondo quanto riporta la Reuters, Seul ha speso 360mila miliardi di won (270 miliardi di dollari) dal 2006 in misure di sostegno all’infanzia. E, come scrive icasticamente la Bbc, «le coppie che hanno figli vengono inondate di denaro». I risultati? Pari a zero. La curva continua a decrescere, inesorabilmente. Le cause della refrattarietà – e della difficoltà – ad avere figli sono esemplificate dalle parole di Yejin, una produttrice di 30 anni che così si è spiegata all’emittente britannica: «Amo il mio lavoro, mi dà così tanta soddisfazione. Ma lavorare in Corea è duro, sei bloccato in un ciclo di lavoro perpetuo». L’orario di lavoro “ufficiale” di Yejin va dalle 9 alle 6 ma, racconta, «di solito non lascio l'ufficio prima delle 20 e in più ci sono gli straordinari. Una volta tornata a casa, ho solo il tempo di pulire la casa o fare esercizio prima di andare a letto». «I coreani – spiega ancora – hanno questa mentalità secondo cui se non lavori continuamente sull’auto miglioramento, rimarrai indietro e diventerai un fallito. Questa paura ci fa lavorare il doppio». A dicembre il presidente Yoon Suk Yeol ha promesso di adottare «misure straordinarie» per affrontare la situazione. In caso di fallimento non resterebbe che «l’estinzione nazionale».