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Il racconto. L’orrore dell’India: duemila cadaveri abbandonati lungo il Gange

Romina Gobbo sabato 15 maggio 2021

Cadaveri che fluttuano nel Gange. Oltre 2.000 secondo una stima in difetto. Un’altra conseguenza della seconda ondata della pandemia di Covid-19 che ha colpito l’India a dicembre 2020, partita da Mumbay e poi diffusasi ovunque nel Paese, e che rappresenta una variante particolarmente aggressiva. E i contagi hanno ormai superato i 24 milioni. «Le stime ufficiali parlano di 326mila nuovi positivi al giorno, e di almeno 3.890 morti solo ieri. Nell’uno e nell’altro caso, le cifre vanno moltiplicate per cinque, se non per otto volte».
A dirlo è il neurologo vicentino Moreno Toldo, rientrato il 14 aprile con l’ultimo aereo di linea dall’India, dove da 15 anni nel nord, nello Stato dell’Uttar Pradesh, dirige – unico medico a tempo pieno – il Kiran Village di Madhopur, un centro di riabilitazione ed educazione integrata, per bambini con disabilità motorie e cognitive.

Un’oasi di speranza per molte famiglie povere, nata nel 1990 per volontà della svizzera suor Sangita Judith Keller. Sorge alle porte di Varanasi, capitale spirituale dell’India, ma anche una delle città tra le più colpite dalla pandemia. Così i ghat (luoghi sacri) per le cremazioni, nonostante il ritmo serrato, non riescono a far fronte all’emergenza. Ma la pandemia, non solo ha fatto lievitare i numeri dei morti, bensì anche il costo della legna. Oggi cremare un familiare costa 40-50mila rupie, quando il salario mensile di un operaio non va oltre le 5.000. Va da sé che vengano trovate “soluzioni alternative” come l’abbandono dei cadaveri.

«Il Servizio sanitario pubblico indiano è fragile – spiega –, non copre più di un quarto del fabbisogno, e non è completamente gratuito. Soltanto le visite mediche e infermieristiche lo sono. Pertanto, nei villaggi la popolazione più povera spesso si rivolge a sedicenti medici, ciarlatani, incapaci nella cura del virus. Poi c’è il problema della corruzione e dell’inefficienza statale. Sottovalutando totalmente il problema, il governo ha permesso lo svolgimento di comizi ed elezioni politiche in alcuni Stati, e ha autorizzato la Kumbh Mela, il pellegrinaggio Hindu di massa, che ha comportato assembramenti enormi».

Nonostante l’India abbia sviluppato un proprio vaccino e lo stia distribuendo e abbia anche la licenza per la produzione di AstraZeneca, a tutt’oggi solo il 2,8% di una popolazione di un miliardo e 400 milioni di persone è vaccinata. I tamponi non sono sufficienti e ne rimangono escluse le zone rurali dove vive il 70% dell’intera popolazione.