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Usa. «Kim resiste e non si dimetterà»

Loretta Bricchi Lee lunedì 7 settembre 2015
«Kim Davis, un po’ come Martin Luther King. La funzionaria del Kentucky, al centro del dibattito sulla libertà religiosa, «non darà le dimissioni e non sacrificherà la propria coscienza», scegliendo di «pagare le conseguenze della sua decisione», proprio come il leader dei diritti civili. Così il legale di Davis ha annunciato che – nonostante l’intenzione di presentare appello – la cristiana apostolica è pronta a rimanere in cella tutto il tempo necessario per difendere i propri diritti. La funzionaria è accusata di «oltraggio alla Corte» per il suo rifiuto a rilasciare licenze matrimoniali così da non dover sottostare alla sentenza della Corte Suprema americana che lo scorso giugno ha legalizzato i matrimoni omosessuali e rischia di non essere rilasciata finchè non accetterà di obbedire alla legge. Il giudice distrettuale intende rivedere la questione dopo che i colleghi della Davis abbiano avuto mododi emettere le licenze negate, ma la questione potrebbe trascinarsi per mesi. Su ordine del tribunale, l’ufficio della contea di Rowan ha già rilasciato tre licenze matrimoniali a altrettante coppie gay, ma, mancando la firma di Davis, tali documenti potrebbero essere invalidi. Per risolvere il problema, dovrebbero intervenire i deputati del Kentucky nella prossima sessione di gennaio o il governatore del Kentucky dovrebbe emettere un ordine esecutivo: cosa che non intende fare per rimanere al di fuori di una controversa questione politica. Molti, invece sono stati i repubblicani che si sono schierati con la funzionaria diventata simbolo dell’obiezione di coscienza in America, tra cui vari candidati alla nomination del partito dell’elefantino alle presidenziali 2016. «Per la prima volta, il governo degli Stati Uniti ha arrestato una donna cristiana perchè vuole vivere secondo la propria fede», ha accusato il senatore texanoTed Cruz, mentre l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee ha organizzato una dimostrazione a favore di Davis.