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L'avanzata. Kiev: «Truppe russe hanno invaso l'Est»

Luca Miele venerdì 29 agosto 2014
Per l’Ucraina siamo davanti «a un’invasione». Per la Nato si tratta di «incursioni», mirate quante si vuole, ma che sono il segno inequivocabile che Mosca non si limita ad armare i ribelli ma muove i suoi militari (camuffati) sul territorio ucraino. «Almeno mille uomini», taglia corto una fonte della Nato.  E gli Usa, mentre l’ambasciatore a Kiev Geoffrey Pyatt parla «di un crescente numero di soldati russi coinvolti nei combattimenti sul terreno ucraino», sono pronti a muoversi, anche se in serata il presidente Barack Obama ha negato che si ricorrerà a «un’azione militare per risolvere il problema dell’Ucraina ». Invece non è escluso il ricorso a nuove sanzioni. Ad inchiodare gli sconfinamenti russi ci sarebbe, peraltro, un corredo di immagini satellitari, diffuse ieri dall’Alleanza Atlantica.  Dopo che il faccia a faccia a Minsk tra i presidenti Vladimir Putin e Petro Poroshenko aveva (ri)acceso la speranza che la crisi di Kiev potesse sciogliersi pacificamente, tornano a soffiare venti di guerra. Potenti. Lo stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è detto «allarmato». La situazione, ha precisato il presidente ucraino, «rimane sotto controllo, pur essendo difficile», tuttavia ieri ci sarebbero state le prime consultazioni tra i rappresentanti dello stato maggiore delle forze armate dell’Ucraina e della Russia. Ma un’ulteriore spia della gravità della situazione viene dalla decisione di Kiev di reintrodurre la leva militare obbligatoria.  E Mosca? La posizione “ufficiale” russa non cambia. «Non stiamo prendendo parte a questo conflitto armato», continuano a ripetere dal ministero della Difesa. Per Andreij Kelin, ambasciatore russo presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), «non ci sono soldati russi» in Ucraina, con l’esclusione della decina che – a dire di Mosca – hanno sconfinato «accidentalmente » e sono stati catturati dalle forze regolari ucraine. Quello che è certo è che, nonostante il gioco di specchi delle due opposte diplomazie, il conflitto sta correndo verso un punto di non ritorno. Kiev ha perso il controllo di Novoazovsk, città sulla costa del mare di Azov con circa 11mila abitanti, a cento chilometri a sud della roccaforte dei ribelli, Donetsk. Un duro colpo per le forze governative perché la presa di questa città lascia più “vulnerabile” la grande città portuale di Mariupol, più a ovest lungo la costa, in pratica l’ultimo ostacolo per le forze filo-russe per congiungersi alla Crimea annessa a marzo da Mosca.  Kiev appare dunque sempre più stretta in un angolo. E per uscire dall’imbuto che la stringe, punta a internazionalizzare il conflitto. Una controffensiva che muova contemporaneamente – almeno nelle intenzioni di Kiev – entrambi i “bracci”, quello diplomatico e quello militare. A causa del «rapido deterioramento della situazione sul campo », il presidente Poroshenko ha annullato una visita in Turchia e ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di intervenire apertamente. Da parte sua l’ambasciatore ucraino presso l’Ue, Kostiantyn Yelisieiev, ha chiesto «assistenza militare su larga scala» in vista del vertice Ue di domani a Bruxelles. Il rappresentante diplomatico ha anche auspicato «ulteriori, risolute e significative sanzioni». Kiev ha chiesto anche a Usa, Ue e ai Paesi del G7 di «congelare i beni russi fino a che Mosca non ritirerà le sue truppe».  Ma chi sono i “militari” russi che opererebbero sul territorio ucraino? Il premier dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharenko, ha ammesso che con i separatisti stanno combattendo non solo volontari, ma anche personale militare dalla Russia: senza l’aiuto dei russi sarebbe stato molto difficile per la milizia locale resistere all’esercito ucraino. Un “esercito” composto da almeno tremila uomini. Un reporter della  Reuters ha intercettato una colonna di veicoli corazzati, composta tra gli altri da due mezzi blindati e da sei camion. Secondo il giornalista, nessuno degli uomini o dei veicoli aveva marchi militari standard di identificazione: ma il reporter ha visto un elicottero Mi-8 con «una stella rossa». La colonna militare è stata individuata è a circa tre chilometri dal confine che separa l’Ucraina dalla Russia. Molti degli uomini in tuta mimetica – ha detto ancora il cronista della Reuters – avevamo occultato parte delle divise con un «materiale bianco».  Sul campo, intanto, si continua a combattere e a morire. A Donetsk i filo-russi hanno denunciato che 15 civili sono morti e 22 sono rimasti feriti nei bombardamenti di artiglieria pesante dell’esercito di Kiev. Secondo un rapporto dell’Alto commissariato per i diritti dell’uomo dell’Onu, il bilancio dei morti nei combattimenti in Ucraina è raddoppiato in un mese: dalla metà di aprile ci sono stati 2.220 morti, di cui 1.200 solo nell’ultimo mese.