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Stato islamico. L'Is minaccia Israele: stiamo arrivando

Camille Eid venerdì 23 ottobre 2015
Un messaggio in perfetto ebraico, non importa se costellato, quasi dopo ogni affermazione, da un «inshallah» in arabo, se Dio vuole. Mancava solo l’ingresso dello Stato islamico nella già ingarbugliata situazione palestinese. «La guerra vera e propria non è ancora iniziata», esordisce il jihadista che compare armato di tutto punto e con il volto coperto da un passamontagna. Si tratta, con ogni probabilità, di un arabo-israeliano o di un palestinese.Uno di quei 120 volontari del jihad (ma il numero potrebbe essere superiore) che da quelle terre hanno raggiunto le fila dell’Is in Siria o in Iraq. Il video – dall’agghiacciante titolo «Abolire i confini e trucidare gli ebrei» – porta il logo della sedicente “provincia di Damasco” dell’Is ed è il dodicesimo video diffuso sulla Palestina negli ultimi tre giorni da altrettante “wilayat” (province) del Califfato. Un vero e proprio battage mediatico per esortare i palestinesi a incentivare «l’Intidafa dei coltelli», ma soprattutto a rinnegare le proprie leadership e fazioni, «comprese quelle che si trincerano dietro slogan islamici, mentre stringono la mano al nemico». Un chiaro richiamo a Hamas, le cui bandiere verdi appaiono in diversi segmenti dei filmati diffusi. Gettare discredito non solo su Abu Mazen, ma anche sul principale movimento islamico palestinese diventa così una strategia di punta dell’Is, che così cerca di recuperare a proprio vantaggio gli strati palestinesi delusi dal fallimento della realpolitik adottata da Hamas nei confronti di Israele. Il jihadista si rivolge ancora agli israeliani: «Quello che state provando adesso è solo un gioco da ragazzi rispetto a quanto vi attende nel prossimo futuro. Per ora fate quello che volete, ma sappiate che vi faremo pagare il conto, dieci volte per quanto avete fatto». Le minacce si fanno sempre più pesanti. «Pensate un momento – continua lo “speacker” jihadisa – cosa farete quando decine di migliaia da tutto il mondo verranno da voi per sgozzarvi e per gettarvi nell’immondezzaio?». La risposta è tremenda: «Noi continueremo fino in fondo, finché non avremo debellato la malattia». «Abbatteremo i confini per attaccarvi», preannuncia il jihadista: «Come abbiamo abbattuto i confini tra Siria e Iraq, così abbatteremo quelli tra Siria e Giordania, e tra Siria e Israele». Sullo schermo compare una cartina del Medio Oriente con delle frecce in direzione di Israele che partono dal Sinai e dalla Siria, per annunciare che presto ci saranno «attacchi devastanti» tanto da Est che da Sud. «Il nostro scopo è di cancellare per sempre i confini tracciati dagli accordi di Sykes-Picot», in riferimento agli accordi segreti siglati da Francia e Inghilterra nel 1916 e che hanno sancito a grandi linee l’attuale assetto politico dei diversi Stati del Medio Oriente. Il miliziano loda anche gli ultimi attentati palestinesi, incitando a continuare: «Presto gli attacchi saranno molti di più e porteranno i musulmani a dominare l’intero Israele». «Continueremo a colpire fino a quando non vi sarà più neanche un ebreo in Palestina» afferma il jihadista, estraendo all’improvviso un coltello dalla sua divisa militare: «Puliremo Gerusalemme e la nazione dai giudei».In passato anche Hezbollah aveva diffuso messaggi in ebraico, destinati alla popolazione israeliana. Una strategia ad effetto nella guerra psicologica che si gioca tra le parti in Medio Oriente. Semmai, la vera – e preoccupante– novità che unisce la valanga dei filmati prodotti dallo Stato islamico è l’insistenza sull’odio contro gli ebrei. Vengono così evocati i vari «complotti» degli ebrei contro Maometto e i conseguenti massacri perpetrati da questi contro di loro. Risuscitare gli antichi rancori diventa la pericolosa offensiva dell’Is per cavalcare la protesta palestinese. «Terrorizzate gli ebrei», «Trucidateli, non abbiate misericordia di loro», «Ebrei, stiamo arrivando» sono alcuni dei titoli proposti.