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Beirut. Isis, «ucciso il Califfo» ma arriva la smentita

lunedì 10 novembre 2014
Il ministero degli esteri iracheno smentisce la dichiarazione comparsa su Twitter e attribuita al titolare del dicastero, Ibrahim al Jaafari, riguardante la presunta uccisione di Abu Bakr al Baghdadi, leader dello Stato islamico (Isis). Lo ha detto un portavoce del ministero, contattato telefonicamente dall'Ansa."Il governo iracheno annuncia ufficialmente che il leader dell'Isis Abu Bakr al Baghdadi è stato ucciso nella città di Qaim". È il tweet pubblicato su un profilo aperto tre ore prima a nome del ministro degli Esteri iracheno, Ibrahim al Jaafari. In assenza di una conferma da parte di Baghdad, il profilo Twitter appariva  molto sospetto e ha fatto pensare a un falso. Oltre all'annuncio della morte del leader dello Stato islamico, sono presenti solo due messaggi di benvenuto nell'account "ufficiale" del ministro e il link al quale rimanda il profilo non è quello del ministero degli Esteri.Il governo iracheno aveva precedentemente confermato che il leader dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, sarebbe stato ferito nel corso di un raid aereo compiuto dalla coalizione internazionale nella città irachena di Mosul. Il ministro della Difesa iracheno, Khaled al Obeidi, ha anche riferito che nell'incursione sarebbe stato ucciso il braccio di destro di al Baghdadi, Abu Muslim Turkmen. Intanto la tv irachena ha dato notizia dell'uccisione di un altro dirigente dell'Isis che sarebbe molto vicino al suo leader, Abu Huthaifa al-Yamani, deceduto in un bombardamento su Falluja. Fonti della sicurezza irachene hanno divulgato i nomi di una serie di leader dello Stato islamico uccisi durante dei bombardamenti condotti dalla coalizione internazionale contro il quartier generale di Abu Bakr al Baghdadi nei pressi di Mosul: si tratta dei Awad Aasalmana, muftì di Qaim (città al confine con la Siria); Samer Mohammed Al Mahlawi, responsabile della sicurezza a Qaim; Mekianan Abboud Mihidi, ufficiale nella città di Rawa (città lungo il fiume Eufrate); Abu Zahra Mohammadi, responsabile dello Stato islamico nell'Eufrate, e nelle città di Al Bukamal (città siriana al confine con l'Iraq) e Qaim.