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I dati. Iraq, 19 mila civili uccisi in due anni

martedì 19 gennaio 2016
​Almeno 19mila civili sono rimasti uccisi nel conflitto in Iraq da gennaio 2014 a ottobre 2015 e le sofferenze della popolazione sono enormi. È quanto denuncia un rapporto dell'Onu. "Il Daesh continua a perpetrare violazioni ed abusi che potrebbero in alcuni casi costituire crimini di guerra contro l'umanità e potenzialmente di genocidio", afferma il rapporto. L'Onu ritiene inoltre che almeno 3.500 persone, soprattutto donne e bambini della comunità yazidi, sono "attualmente detenute in schiavitù" dallo Stato islamico. Il rapporto della Missione delle Nazioni Unite di assistenza all'Iraq (Unami) e dall'Ufficio dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani, rivela che 18.802 civili sono morti e altri 36.245 sono rimasti feriti tra il primo gennaio 2014 e il 31 ottobre 2015. Ma il dato reale potrebbe essere molto superiore, aggiunge. Mentre 3,2 milioni sono gli sfollati all'interno del Paese dal gennaio 2014, tra cui oltre un milione di bambini. Le violenze subite dai civili sono sconcertanti, afferma il rapporto che evoca anche il reclutamento di bambini. Il Daesh continua a perpetrare inaudite violenze e abusi e uccidere un grande numero di persone, spesso in modo mirato. Oltre alle uccisioni, le corti autoproclamate dello Stato islamico hanno imposto terribili punizioni quali lapidazione e amputazioni. L'Onu documenta anche accuse di violazioni e abusi da parte delle Forze di sicurezza irachene, milizie, forze tribali, unità di mobilitazione popolare e Peshmerga e segnala la scoperta di numerose fosse comuni, in zone sotto il controllo del Daesh poi riconquistate dal governo, e fosse risalenti all'epoca di Saddam Hussein. Commentando il rapporto l'Alto Commissariato Onu per i diritti umani, Ràad Zeid Al Hussein, ha sottolineato che ai dati delle vittime contenuti nel rapporto si sommano i molti altri "morti per mancanza di accesso a cibo, acqua o di assistenza sanitaria di base".