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Vertice Eu-Africa. Tajani: investire sui giovani africani

Giovanni Maria Del Re giovedì 30 novembre 2017

Il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani (Siciliani)

«Un cambio di passo », una svolta nei rapporti con l’Africa e soprattutto un piano di investimenti molto più cospicuo di quello attuale, per arrivare a 500 miliardi di euro. Per il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, ad Abidjan per partecipare al vertice tra Ue e Unione Africana, le priorità sono queste, all’insegna di un’attenzione molto più forte sul Continente nostro vicino.

Presidente, partiamo dalla Libia e soprattutto lo scandalo della vendita di schiavi.

È indubbiamente un tema molto importante in questo vertice. Ne abbiamo parlato già martedì nell’incontro che abbiamo avuto qui ad Abidjan tra Parlamento Europeo e Parlamento Panafricano. Abbiamo già deciso che invieremo una delegazione sul terreno per verificare sul terreno quel che accade, stiamo valutando di farla congiunta Parlamento Europeo- Parlamento Panafricano. Accertare i fatti è nell’interesse nostro e degli africani.

Molti accusano l’Europa di complicità…

Non è così, ovviamente. Il problema principale è debellare i trafficanti, che peraltro vor- rei ricordare sono in massima parte africani. Al tempo stesso dobbiamo fermare i flussi, anzitutto con accordi con i Paesi di origine e di transito. Il modello deve essere quello dell’accordo con la Turchia, da replicare anche con Paesi come il Marocco, l’Algeria, la Tunisia.

Un fenomeno che non accenna a placarsi…

Indubbiamente. Ci troviamo di fronte a elementi cruciali come l’incremento demografico, le guerre civili, il terrorismo, il cambiamento climatico, che stanno spingendo sempre più persone a tentare la via della migrazione irregolare. Bisogna agire concretamente, anzitutto aumento le opportunità per i tantissimi giovani del continente. Alla periferia di Abidjan ho visitato una fabbrica di cioccolata di proprietà di una società francese, che dà lavoro a 1.200 ivoriani. Ecco, questo è un modo esemplare per affrontare la questione

Lei di recente ha proposto di decuplicare la potenza d’impatto del cosiddetto Fondo di investimento per l’Africa…

Sì. Vede, al momento il piano si basa su un fondo complessivo di 4,4 miliardi di euro che dovrebbe portare con l’effetto leva (l’attrazione di investitori privati grazie alle garanzie pubbliche Ue ndr) a 44 miliardi di investimenti. Bene, io dico che dovremmo portare, nel prossimo bilancio Ue (2021-2027), il fondo a 40 miliardi, che potrebbero generare 450-500 miliardi di investimenti. I campi di intervento sono tantissimi: infrastrutture digitali, ferrovie, autostrade. Naturalmente si tratta non soldi da regalare a destra e a manca, ma legato a progetti molto concreti.

Lei pensa che gli Stati membri siano disponibili?

Indubbiamente bisogna aprire il dibattito. Noto comunque che la stessa cancelliera Angela Merkel ha parlato di un piano Marshall per l’Africa. Anche Paesi come l’Italia e la Spagna vogliono muoversi in questa direzione. Non dimentichiamo che il bilancio Ue deve avere chiare priorità politiche per cui bisogna trovare i soldi. Starà alla Commissione Europea poi dettagliare una proposta precisa.

E poi c’è la questione dei canali legali di migrazione.

Il punto fondamentale è investire nella formazione, nell’università, nella ricerca. Bisogna investire nel progetto Erasmus, anche Erasmus Plus, formando giovani imprenditori. Insomma si tratta di formare la classe dirigente africana del futuro, che sarà amica dell’Europa, parlerà le nostre lingue. E, certo, questo vuol dire anche che ci saranno anche africani qualificati che possano poi anche venire a lavorare in Europa, restando oppure no. Avendo così dei flussi ben controllati e regolati con persone che poi possano venire da noi a fare lavori qualificate in imprese, fabbriche, ospedali e non ritrovarsi a raccogliere pomodori a tre euro al giorno. Insomma una migrazione all’insegna della dignità e dell’integrazione. Che cosa vorrebbe vedere a questo vertice di Abidjan? Vorrei anzitutto vedere l’inizio di una nuova fase, di un cambio di passo vero nei rapporti tra Africa ed Europa. Per troppi anni abbiamo sottovalutato la centralità dell’Africa.