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INDIA. Marò, le indagini restano alla polizia anti-terrorismo

venerdì 26 aprile 2013
​Si complica ulteriormente l'odissea legale di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in India: malgrado le obiezioni della difesa dei due marò e delle stesse autorità italiane, la Corte Suprema di New Delhi ha confermato l'affidamento alla Nia, la polizia anti-terrorismo, delle indagini sul duplice omicidio di cui sono accusati.L'Italia il 16 aprile scorso aveva depositato una memoria nella quale eccepiva la mancanza di giurisdizione sul caso da parte della Nia, e contestava il riferimento, contenuto nella relazione preliminare stilata da quest'ultima, a una legge del 2002 in materia di sicurezza marittima che prevede la pena di morte per atti terroristici o di pirateria coinvolgenti navi battenti la bandiera indiana, come il battello a bordo del quale si trovavano i due pescatori che Latorre e Girone avrebbero ucciso il 15 febbraio 2012: ne reclamava pertantol'eliminazione dal testo, e la conseguente attribuzione dell'inchiesta alla Cbi, la comune polizia criminale.Tutte le richieste sono però state respinte. La Corte ha infatti ordinato alla Nia non soltanto di mantenere latitolarità delle indagini, ma altresì di "completarle speditamente". La possibilità quanto meno teorica che la pena capitale sia inflitta ai marò, qualora riconosciuti colpevoli, contrasta con il solenne impegno in senso opposto, assunto personalmente circa due settimane fa dal premier Manmoan Singh in un colloquio con l'omologo italiano Mario Monti.I legali che rappresentano l'Italia e i due militari decideranno comunque se ricorrere o meno contro la pronuncia soltanto una volta che avranno potuto verificare a quale normativa farà riferimento l'anti-terrorismo indiano. "La decisione stabilisce che del caso continuerà a occuparsi la Nia, ma vediamo prima quali capi d'accusa saranno formulati a carico dei due marò", hanno affermato fonti del collegio difensivo, che hanno peraltro preteso l'anonimato. "Sarà questo a determinare la nostra linea di condotta".In sostanza la Corte Suprema si è limitata a riconoscere l'esclusiva competenza del governo centrale nell'adottare i provvedimenti necessari per dare esecuzione alla propria stessa sentenza del 18 gennaio: quella in forza della quale la vicenda era stata sottratta allo Stato sud-occidentale del Kerala, al largo della cui costa persero la vita le vittime, e conferita invece all'esecutivo federale di New Delhi.