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FARMACI. Strage in India di cavie umane

Stefano Vecchia lunedì 27 agosto 2012
L’India ammette ufficialmente le morti dovute alla sperimentazione di nuovi farmaci e promette regole più rigide a salvaguardia delle “cavie” per le multinazionali farmaceutiche. È stato lo stesso ministro per la Sanità del governo di New Delhi, Ghulam Nabi Azad, a comunicare che un gran numero di decessi registrati negli ultimi anni è dovuto a una serie di patologie, anche tumorali, collegate alla somministrazione di medicinali a scopo sperimentale e ai loro effetti collaterali. In particolare, il riferimento è a 668 casi di morti per Sae (Serious adverse events, Eventi negativi seri) durante test clinici effettuati nel 2010 e i 438 casi del 2011, a cui vanno aggiunti i 211 casi del primo semestre di quest’anno. Un totale di 1.317 episodi per i quali è stata accertata con sicurezza in almeno una quarantina di casi la responsabilità dei medicinali somministrati. Da anni l’India è campo di manovra per le compagnie farmaceutiche multinazionali e le loro consociate o controllate locali. Oggi, tutti i test sono obbligatoriamente registrati dal Consiglio indiano della ricerca medica. Solo di recente, però, il consenso alla sperimentazione da parte di volontari include la clausola che chi vi sottopone possa godere di cure mediche e di compenso in denaro in caso di danni connessi ai medicinali presi o di decesso. Compensi, tuttavia, lasciati “alla buona volontà” delle aziende farmaceutiche e finora strappati con difficoltà, ancor più nel caso di pazienti anziani, soli o con patologie dubbie. Di recente, tuttavia, l’Organizzazione centrale per il controllo degli standard del farmaco ha proposto, per la prima volta, una formula di risarcimento. Per i decessi avvenuti finora, i risarcimenti individuali elargiti da parte di una decina di colossi farmaceutici si aggirano intorno all’equivalente di una cifra compresa tra i 1.500 e i 15mila euro. Quelli concessi alle famiglie vanno da 2.300 a 3.500 euro. Tutti, comunque, sono stati ottenuti con grande difficoltà. Uno studio – i cui risultati sono stati diffusi solo scorso anno – ha mostrato come dal 2005 la crescita esponenziale dell’industria del farmaco in India ha coinvolto nella sperimentazione oltre 150mila persone in almeno 1.600 test clinici. Tra il 2007 e il 2010 – afferma il rapporto – sono almeno 1.730 le morti registrate durante i test o ad essi successive.