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Nord Corea. In viaggio a Yongbyon: nel cuore atomico della minaccia di Kim

Piergiorgio Pescali, Yongbyon (Corea del Nord) mercoledì 23 agosto 2017

La distruzione della torre di raffreddamento del reattore di Yongbyon: era il giugno del 2008 e l’operazione faceva parte di un accordo con gli Usa poi fallito

Da quando Kim Jong-un è salito al potere, il programma nucleare, strettamente abbinato a quello missilistico, ha subito una forte accelerazione. Nel solo 2017 le forze armate nordcoreane hanno effettuato 12 test missilistici lanciando un totale di 18 razzi, un numero superiore a quelli lanciati in tutto il periodo di governo di Kim Jong-il, tra il 1994 e il 2011. Dopo il test del vettore Hwangson- 14 del 28 luglio, appare chiaro che la Corea del Nord ora ha raggiunto la capacità di colpire il territorio statunitense con missili intercontinentali. Quello che i tecnici e gli scienziati ora stanno cercando di ottenere, è una bomba nucleare sufficientemente leggera da essere trasportata sulle testate missilistiche. I normali ordigni nucleari, infatti, sono ancora troppo pesanti perché vettori Icbm siano in grado di lanciarli a più di seimila chilometri di distanza. Ma stando alle ultime ammissioni del regime (e conferme statunitensi) ci sarebbero riusciti. Una bomba mista (uranio e plutonio, del tipo di quella sganciata su Nagasaki il 9 agosto 1945), molto più leggera di quella normale al solo uranio è già stata preparata e testata, ma solo un bombardiere, facilmente individuabile e intercettabile, potrebbe sganciarla al di là del Pacifico. Il 6 gennaio 2016 la Kcna annunciava che la Corea del Nord avrebbe fatto detonare una bomba termonucleare (all’idrogeno) nel sito di Punggye-ri. In realtà l’annuncio fu una chiara esagerazione: il sisma provocato dall’esplosione non fu differente da quello dei precedenti test, assestandosi attorno ai 10 kilotoni, inferiore addirittura a quello della precedente bomba testata il 12 febbraio 2013 e a quella successiva del 9 settembre 2016.

La bomba “leggera”

Una bomba simile a quella indicata dalla Kcna, invece, avrebbe dovuto avere una potenza di almeno sei volte superiore a quella registrata. In Corea del Nord vi sono diversi centri di ricerca che si occupano di sviluppare il programma nucleare, ma ve ne sono due particolarmente importanti: uno si trova all’interno dell’Hungnam Chemical Fertilizer Complex di Hamhung, l’altro è il sito di Yongbyon, dove un vecchio reattore moderato a grafite ad acqua pesante da 5 MWe produrrebbe tutto il plutonio utilizzato per ottenere le bombe nucleari del Paese. L’Hungnam Chemical Fertilizer Complex è una fabbrica agricola che produce ufficialmente fertilizzante chimico, ma al suo interno sarebbe in funzione un reparto per la produzione di litio-6, un componente che, inserito nei reattori nucleari, consentirebbe di produrre trizio, elemento utilizzato nelle bombe termonucleari a fusione. La fusione di trizio e deuterio, due isotopi dell’idrogeno, consente di generare un’energia decine di volte superiore rispetto alla fissione di nuclei di uranio e plutonio. Secondo un rapporto del Consiglio di sicurezza dell’Onu, la Corea del Nord avrebbe cercato di mettere sul mercato litio-6, isotopo che sarebbe contenuto per il 7,56% nel litio naturale, ma la cui purezza, tramite trattamenti chimici, potrebbe essere elevata al 40-95%, percentuale necessaria per l’utilizzo nell’industria nucleare.

Le sanzioni americane a Cina e Russia

Ad insospettire ancor di più gli esperti dell’Onu, sarebbe stata la massiccia importazione dalla Cina di mercurio assieme all’idrossido di litio durante tutto il 2012: il mercurio forma un amalgama con il litio-6 che poi viene separato. (Proprio ieri il Dipartimento al Tesoro americano ha varato nuove sanzioni contro Pechino e la Russia, colpendo dieci aziende e sei persone accusate di sostenere il regime della Corea del Nord: accuse subito respinte da Cina e Mosca). Il litio-6 verrebbe poi spedito a Yongbyon dove, lungo le rive del fiume Teryong, sorge il più grande sito di ricerca nucleare della Corea del Nord. Un centro diviso in due parti: la prima, oltre al reattore da 5 MWe, presenta un’altra costruzione iniziata nel 2009, apparentemente terminata, ma in realtà non funzionante. È il reattore LWR (ad acqua leggera), di concezione più moderna rispetto al precedente e che, secondo i piani nordcoreani, avrebbe avuto una pocio di 25-30 Mw e in grado di produrre una quantità di plutonio assai maggiore di quanto oggi faccia il Paese. Accanto a questa si possono osservare ancora le macerie della torre di raffreddamento dell’acqua, distrutta nel 2008 come prova di Pyongyang nell’ottemperare agli accordi nucleari interrompendo il programma di ricerca e ricevere aiuti dagli Stati Uniti. Bush interruppe gli aiuti e la Corea del Nord riprese il programma. Il reattore da 5 MWe ospita circa 50 tonnellate di combustibile suddivise in 8.000 barre di uranio da cui, in ogni singolo ciclo di riprocessamento, si possono ricavare tra i 25 e i 30 chili di plutionio-239 e plutonio-240 (solo il plutonio-239 è utilizzabile nelle bombe nucleari).

Il ciclo di produzione è di due anni alla fine dei quali il combustibile esausto viene estratto dal reattore e portato nelle piscine di raffredda- mento e quindi, nel giro di altri 3-6 mesi, trattato nel laboratorio di radiochimica per estrarre il plutonio-239 necessario per la costruzione degli ordigni nucleari. Tutti gli impianti di ricerca e di trattamento post-reazione sono situati in una penisola quasi circolare lunga circa tre chilometri che si trova dalla parte opposta del fiume Teryong. La quantità di plutonio estratta è segreta, ma si stima che da ogni ciclo di attività del reattore (che dura due anni) sia possibile ricavare tra i 5,5 e gli 8 chilogrammi di plutonio, sufficienti per preparare 2/5 ordigni nucleari. In totale, quindi la Corea del Nord avrebbe nel suo arsenale dalle 13 alle 30 bombe. La variabile è data anche dal fatto che non è del tutto chiaro quante centrifughe per arricchimento di uranio abbia a disposizione il governo: oltre alle 2.000 dichiarate e mostrate, acquistate dal Pakistan, nel 2013 l’edifitenza che le ospita è stato raddoppiato, facendo pensare che Pyongyang abbia ottenuto un’altra commessa, duplicando quindi la capacità.

L’edificio dove si conducono le operazioni più segrete è il laboratorio di produzione di isotopi, la cui funzione è quella di separare il litio-6 dal trizio. In queste stanze gli scienziati potrebbero trovare la risposta alla bomba termonucleare a doppio stadio (quella a singolo stadio, tecnicamente più semplice, ma impossibile da trasportare su un missile, potrebbe essere stata già realizzata). La bomba a doppio stadio ha una sfera di plutonio avvolta in uno strato solido di litio-6, deuterio e trizio a sua volta ricoperto da uranio che farebbe da detonatore. Un cuore a cipolla, come si dice in gergo, ma il cui pulsare potrebbe trasformarsi nel «distruttore dei mondi».