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Il rapporto. Il Regno Unito si scopre povero: 125mila bambini vivono in ostello

Angela Napoletano, Londra giovedì 31 agosto 2023

Senzatetto dormono davanti a un supermercato a Londra

Dove le mettiamo? È la domanda che assilla i sindaci e i consiglieri comunali che, ovunque in Inghilterra, faticano a gestire il numero sempre più alto di famiglie senza fissa dimora. Secondo le statistiche pubblicate a fine luglio dal Ministero per le politiche abitative, sono più di centomila quelle che negli ultimi mesi hanno perso la casa e chiesto una sistemazione temporanea.

I bambini costretti a vivere in alberghi, ostelli, bed and breakfast, soluzione arrangiate per strapparli alla strada, sono almeno 125mila. Numeri così non si vedevano da vent’anni. È lo specchio della crisi che morde.

L’aumento del tasso dei mutui ha costretto molti proprietari a rivedere i costi degli appartamenti in affitto se non addirittura a venderli. Gli inquilini a basso reddito si sono così ritrovati senza alternative accessibili con stipendi già erosi dal carovita. Messi, semplicemente, alla porta.

I dati del ministero segnalano che il numero degli sfratti disposti per arretrati non pagati è aumentato in un anno del 123%.

La storia simbolo di questa emergenza è quella di Colin e Gemma Booths, coppia di Ventnor, sull’isola di Wight, e dei loro quattro bambini. Costretti a lasciare l’appartamento affittato da anni, i Booths non sono riusciti a trovare una casa in linea con le proprie esigenze e, soprattutto, con il proprio budget. Il Comune li ha sistemati prima in un bungalow poi in un caravan. Per mesi, prima dell’assegnazione definitiva a Newport, hanno vissuto in una casa con una sola stanza da letto. Il papà dormiva sul pavimento. Le amministrazioni locali, subissate di richieste di alloggi popolari, sono in affanno.

A Truro, in Cornovaglia, è stato convertito in ostello per persone a rischio senzatetto (o clochard già dichiarati) un edificio del Comune, Chough House, in passato utilizzato per gli uffici. Fa discutere a Sunderland l’idea di allestire un rifugio per giovani senza fissa dimora nella palazzina dell’antico pub Halfway House. Il progetto è osteggiato da quanti temono che possa compromettere la tranquillità e la sicurezza della comunità.

A Glasgow, in Scozia, non mancano solo strutture ma, è la denuncia del sindacato Unison, persino il personale addetto all’assistenza dei tanti (il 25% in più rispetto al 2022) che dormono in strada. I clochard di Oxford Street, cuore commerciale di Londra, di notte affollano sempre più numerosi i giacigli dei negozi. I gestori degli immobili ne parlano come di una «vergogna nazionale» che incoraggia i marchi di lusso a trasferire le attività in zone più “rispettabili”. Perché, si chiede qualcuno ironicamente sui social, non piazzare anche loro su una chiatta come i migranti?