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Europa. Il capogruppo Weber: «Ppe compatto. Von der Leyen è una presidente forte»

Giovanni Maria Del Re, Bruxelles mercoledì 16 ottobre 2019

Manfred Weber, 47 anni, capogruppo del Ppe

I Popolari sono compatti a sostegno di Ursula Von der Leyen, che non è indebolita è sarà anzi una buona presidente della Commissione. Parola di Manfred Weber, presidente del gruppo Ppe al Parlamento Europeo, e già candidato di punta popolare proprio per la guida dell’esecutivo Ue alle Europee di maggio. Che avverte: la Lega non potrà far parte del Ppe.

Presidente, la Commissione Von der Leyen non potrà entrare in carica a novembre come previsto, dopo la bocciatura di tre commissari. Parte debole?

Ursula Von der Leyen è stata una proposta forte. E la vasta maggioranza dei commissari è stata accettata dal Parlamento. Per cui non parlerei di falsa partenza. Aggiungo che Von der Leyen è riuscita a ottenere un equilibrio tra i sessi e non è da poco. Sarà una buona presidente.

Resta che a Strasburgo a luglio ha ottenuto un margine di appena nove voti…

Sapevamo che il nuovo parlamento era segnato da maggiore instabilità. Eppure Von der Leyen ha ottenuto un chiaro mandato, oltre al sostegno unanime dei capi di Stato e di governo.

Si dice che tra i franchi tiratori ci siano stati eurodeputati Ppe, il partito della presidente…

Posso assicurarle che i Popolari sono compatti a suo sostegno.

Non nutre rancore per Emmanuel Macron, che ha definito lei, presidente Weber, «inadeguato», stoppando la sua candidatura alla testa della Commissione?

Penso che i politici che lavorano per il futuro dell’Europa dovrebbero mostrare stima reciproca, e non usare parole offensive. Lasciamo ai populisti la cattiva abitudine di parlare male degli altri politici.

Qualcuno vede nella bocciatura della commissaria macroniana designata, Sylvie Goulard, la sua vendetta contro il presidente francese…

I risultati del voto sono pubblici: 82 voti contro Goulard, 29 a favore, un vasto consenso per la bocciatura. Non ha potuto spiegarci perché abbia dovuto dimettersi da ministro francese (per le accuse di abuso di fondi Ue da eurodeputata ndr) ma andasse bene come commissaria. È stata una valutazione obiettiva.

Macron ha silurato non solo lei, ma tutto il sistema degli «spitzenkandidaten », i candidati di punta…

È un grave danno per la democrazia europea. Adesso dobbiamo darci come obiettivo di mettere in piedi entro maggio 2024 (le prossime elezioni europee ndr) un meccanismo del Consiglio Ue e del Parlamento che consenta di attuare i risultati del voto. Gli elettori devono sapere chi si candida a guidare l’Europa.

Alle Europee in Italia la Lega ha ottenuto il 34%, nei sondaggi resta oltre il 30%. Preoccupato?

Vede, partiti che attribuiscono i problemi del Paese a fattori esterni, Bruxelles, l’Europa, la Germania, commettono un grave errore. Del resto l’Europa è impensabile senza l’Italia, e per questo abbiamo bisogno di stabilità. Che è ora compito del nuovo governo di sinistra Pd-M5S. Mi auguro che riconosca la responsabilità che un Paese importante come l’Italia ha per tutta l’Europa.

Potrebbe immaginarsi la Lega nel Ppe?

No. La Lega allo stato attuale non può certamente essere accolta nella famiglia del Ppe.

A proposito di populismi. Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán, è stato sospeso dal Ppe. Vede segnali di miglioramento?

Purtroppo no. Per questo sono perché la sospensione di Fidesz prosegua. Al Congresso del Ppe di Zagabria non è neppure invitato.

In Italia molti chiedono la fine delle politiche dell’austerity…

Con Jean-Claude Juncker abbiamo avuto buoni anni, che hanno dimostrato che la via di mezzo è quella giusta. E cioè che sono importanti entrambe le componenti: la flessibilità prevista dalle regole, ma anche la stabilità dei conti pubblici e le riforme.

Si aspetta una riforma del Regolamento di Dublino sull’asilo durante questa legislatura?

La questione migratoria è una ferita aperta in Europa, un nuovo Parlamento e una nuova Commissione sono il momento ideale per un nuovo slancio per sanarla. Vedo un vento politico positivo, come conferma l’accordo di Malta. Urge una soluzione in cui tutti gli Stati membri dell’Ue riconoscono che ciascuno deve dare un contributo. Siamo un continente della solidarietà.

Guardiamo alla Siria. Ci vogliono sanzioni contro la Turchia, stop ai fondi Ue?

La lista è lunga: violazioni dei diritti umani, trivellazioni illegali di gas, attacco contro un Paese vicino. Il Consiglio Europeo di giovedì e venerdì dovrà dare una risposta. Per me ci sono due punti essenziali. Primo, l’Ue deve porre fine ai negoziati di adesione con la Turchia. Secondo, si dovrà far capire ad Ankara che se continuerà con questi comportamenti aggressivi, dovranno esserci conseguenze economiche. Non ci faremo ricattare con i migranti.