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INFANZIA NEGATA. I minori afghani bussano. E l'Europa chiude

Paolo Lambruschi mercoledì 17 dicembre 2008
Patrasso, porto della Grecia, è l’ultima fermata della speranza per centinaia di profughi afghani sulla rotta dei clandestini che passa dall’Iran e dalla Turchia. Da qui i disperati, tra cui anche qualche curdo iracheno e molti minori soli cui le famiglie hanno dato come ultimo dono la speranza, tentano la sorte per approdare in Italia imbarcandosi su un traghetto diretto ad Ancona, Bari, Brindisi o Venezia. Oppure legati sotto i tir che passano per il Triveneto, dai quali si rischia di scivolare e morire schiacciati, come è successo a un tredicenne ancora senza nome sette giorni fa a Venezia. Ma l’esodo dal martoriato paese asiatico dopo 30 anni di guerra, è in aumento e destinato ad aumentare perché il paese è quasi tutto controllato dai Talebani di etnia Pashtun e gli Hazara e i Tagiki, gruppi etnici rivali, fuggono per non venire arruolati a forza nelle file dei fondamentalisti. Patrasso è anche il teatro di una contesa tra Italia e Grecia giocata sulla pelle dei richiedenti asilo. Su tutto ciò, secondo l’Alto commissariato dell’Onu e il Cir, consiglio italiano per i rifugiati, pesa il legittimo sospetto di violazione di diverse convenzioni europee relative all’immigrazione irregolare. Ogni giorno decine di richiedenti asilo afghani vengono respinti in Grecia dai porti italiani dell’Adriatico. Le ultime cifre rilasciate del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’interno riferiscono che solo dal primo settembre al 30 novembre 2008 sono stati 1.816 i migranti «riammessi» in Grecia dalla polizia di frontiera marittima di Ancona, Bari, Brindisi e Venezia. Quasi tutti fermati a bordo di navi, nascosti nei camion o in possesso di documenti falsi. «Il punto è che la procedura nei nostri porti – denuncia Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu – viola il regolamento di Dublino II. Il quale prevede sì che gli irregolari entrati nella Ue in un paese vi vengano fatti ritornare, ma dopo esser stati identificati e dopo che l’apposita unità portuale abbia ricostruito la rotta migratoria. In Italia invece la Polmare affida i passeggeri non in regola al comandante del battello che li riporta indietro senza farli scendere. Ciò non è possibile in alcun caso per i minori, che vanno per legge accolti. Non sappiamo quanti profughi arrivino, sappiamo solo quanti vengono respinti. Senza contare quelli che spariscono dalle comunità d’accoglienza».Per l’Acnur la situazione in Grecia è drammatica, per cui ha chiesto invano ai membri dell’Ue di sospendere le riammissioni dei richiedenti asilo perché Atene non garantisce i requisiti minimi di asilo. A fronte di 10.165 domande presentate nella prima metà del 2008, circa 8.387 hanno ricevuto risposta. Negativa. Dure accuse alla Grecia erano state lanciate un mese fa anche dall’ultimo rapporto di Human Rights Watch, che documenta arresti sistematici, condizioni di detenzione inumane e deportazioni forzate verso la Turchia. L’Italia applica un vecchio accordo bilaterale sui rimpatri degli stranieri con lo stato greco.«Superato dal trattato di Schengen – accusa Chistoph Heine, direttore del Cir – che prevede controlli casuali e non a tappeto sui valichi confinari, come invece accade nei nostri porti. La situazione va avanti da almeno un anno e mezzo, in alcuni porti adriatici come Venezia ci è stato impedito l’accesso alle navi e le autorità non sempre ci comunicano la presenza di richiedenti asilo. Per quanto riguarda i minori, a Venezia sono considerati tali quelli sotto i 14 anni, con responsabilità penale, mentre ad Ancona sotto i 16. La stessa legge italiana sull’immigrazione viene applicata in modo disomogeneo».I disperati del porto di Patrasso. Il ritrovamento di un giovanissimo clandestino nel bagagliaio di un pullman di studenti italiani in arrivo dalla Grecia è stato lo spunto, per "Chi l’ha visto?", lunedì sera su Rai Tre, per un ampio servizio sull’odissea dei ragazzini afghani che tentano la fuga verso l’Occidente. Le telecamere sono entrate nella baraccopoli del porto di Patrasso, in Grecia, capolinea di un viaggio di migliaia di chilometri da Kabul, a piedi o su mezzi di fortuna. I fuggitivi sono spesso bambini, anche di dieci o dodici anni, che le loro famiglie lasciano partire nella speranza di salvarli dalla guerra e dalla fame: oppure orfani, in un paese da tanti anni in guerra.La Grecia concede protezione a un numero minimo di migranti; questi allora assediano il porto, cercando il momento opportuno per nascondersi nei rimorchi dei Tir e nelle stive delle navi. Spesso, individuati e respinti, ci riprovano. I "fortunati" sono quelli che guadagnano l’Occidente nascosti sotto a un camion, salvo magari morire, all’arrivo, assiderati o soffocati, o travolti dallo stesso mezzo, come pochi giorni fa un ragazzino di tredici anni a Mestre.Nel campo irregolare di Patrasso le condizioni dei rifugiati a detta di un medico intervistato sono drammatiche, mancano viveri, molti sono in pessima salute. Per questo tutti, e anche i giovanissimi, si ostinano a tentare la sorte del viaggio clandestino: «Non abbiamo altra scelta», spiegano. Un ragazzo riferisce di essere riuscito a raggiungere l’Italia e di essere stato respinto. Ma, per la legge italiana, un minorenne non accompagnato non può essere espulso. E dunque? Le frontiere del diritto, oltre che quelle dell’umanità, sembrano venire meno fra Patrasso e l’Italia. I ragazzi accampati del porto greco dicono solo che indietro non torneranno: a casa, in Afghanistan, spesso ad aspettarli non hanno più nessuno.