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Dopo le proteste. Hong Kong, la Cina denuncia il coinvolgimento di politici occidentali

Silvia Guzzetti lunedì 29 luglio 2019

Manifestanti a Hong Kong si proteggono con gli ombrelli simbolo della protesta che dura ormai da due mesi (Ansa)

L'ottavo weekend di disordini ad Hong Kong si è concluso con la richiesta, da parte del governo cinese, all'esecutivo della regione amministrativa speciale di Hong Kong di punire i responsabili delle violenze alle manifestazioni di protesta e di "ristabilire l'ordine al più presto". Lo ha riferito il portavoce dell'Ufficio per Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato, Xu Luying durante una conferenza stampa a Pechino. Sempre secondo la Cina alcuni politici occidentali stanno alimentando la protesta nella speranza di mettere in difficoltà il paese asiatico.

I manifestanti, ha denunciato, hanno "gravemente compromesso" la prosperità e la stabilità del territorio. "Riteniamo che al momento il compito prioritario di Hong Kong sia quello di sanzionare le azioni violente e illegali in conformità alla legge, ristabilire l'ordine al più presto e mantenere un ambiente propizio per gli affari", ha affermato il portavoce dell'Ufficio.

Scontri violenti tra la polizia e i manifestanti si sono verificati anche durante il weekend che si è appena concluso, l’ottavo da quando è cominciata il movimento di protesta. Gli agenti anti-sommossa della polizia hanno sparato proiettili di gomma contro i dimostranti e, per diverse ore, hanno fatto ricorso al lancio di lacrimogeni.

In risposta migliaia di attivisti per la democrazia si sono protetti con gli ombrelli, simbolo della protesta, e con maschere ed occhialetti per evitare il contatto con il gas. Come ex colonia britannica Hong Kong gode di un sistema legale e giudiziario indipendente ed ha ottenuto la garanzia di un altro livello di autonomia dal governo cinese, fatta eccezione per la politica estera e di difesa.

Tuttavia i manifestanti sostengono che a rischio sono la democrazia e i diritti umani. In particolare, chiedono da settimane il rinnegamento, una volta per tutte, dall'esecutivo di Hong Kong, della legge sull'estradizione. Per il momento la normativa è stata ritirata e la leader di Hong Kong Carrie Lam l'ha definita "un errore" ma il timore è che possa ritornare sotto un altro nome.