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Cop25. L’accusa del popolo di Greta: «Un anno di scioperi non hanno cambiato nulla»

Paola Del Vecchio, Madrid sabato 7 dicembre 2019

Greta Thunberg parla alla folla accorda per la marcia per il clima in occasione della cop25 a Madrid (Ansa)

«Abbiamo fatto tante cose, siamo riusciti a sensibilizzare la gente, a suscitare dibattito nell’opinione pubblica. È un passo importante, però le emissioni di CO2 non si sono ridotte e nel 2019 aumenteranno ancora, per cui non c’è vittoria. Se lo guardi da un certo punto di vista, non abbiamo ottenuto nulla». Greta Thunberg l’icona globale della lotta per salvare il pianeta, è abituata a non schivare la realtà e mantenere i piedi saldi per terra. E, quando mancano pochi minuti all’inizio della marcia per il clima, che convoca a Madrid decine di migliaia di giovani di 850 organizzazioni da tutto il mondo, in un’affollata conferenza stampa alla Casa Encendida risponde con franchezza a chi le chiede un bilancio di un anno di scioperi per il clima.

«Da un anno protestiamo e non è accaduto nulla. Si sta ignorando l’emergenza climatica e finora non c’è stata alcuna soluzione sostenibile. Sono necessarie azioni concrete da parte di chi è al potere. La gente sta soffrendo e morendo, non possiamo più aspettare». È impressionante l’attesa che suscita. Accanto alla sedicenne svedese, Alejandro Martinez, il coordinatore internazionale di Freedom for Future, il movimento da lei ispirato e cresciuto come la schiuma, con i portavoce in Uganda, Spagna e Cile. Ma le domande sono tutte rivolte a Greta. «Io sono un’attivista del clima, una piccola parte di un grande movimento e sì, c’è bisogno di più attivisti per il clima». Cosa chiede ai rappresentanti dei 196 Stati riuniti alla conferenza Onu del clima? «Credo e spero che dalla Cop25 vengano risultati concreti, che generino maggiore consapevolezza nella popolazione del pianeta. Faremo tutto il possibile per avere ciò di cui abbiamo bisogno in futuro. I leader ci stanno tradendo. Vogliono mantenere le cose come stanno, hanno paura di cambiare. Il cambio che reclamiamo noi giovani, ed è per questo che vogliono zittirci».

Greta Thunberg scende dal treno Lusitania alla stazione di Madrid (Ansa) - Ansa

La sua giornata infinita, continua. Era cominciata alle 8,50 con l’arrivo alla stazione di Chamartin con il treno notturno da Lisbona, dove era arrivata martedì dopo la traversata di tre settimane dell’Oceano su un catamarano. Ha dovuto aspettare venti minuti prima di poter scendere dal treno sulla banchina invasa da una folla in attesa. Scortata dalla polizia, è riapparsa un paio d’ore dopo a sorpresa al complesso Ifema, alla Conferenza del clima. Si è fermata con gli attivisti di Fff in un sit-in culminato in canti per il pianeta, prima di prendere la parola: «È molto importante includere la giustizia ambientale quando parliamo di giustizia sociale, è un elemento chiave».

La successiva fermata, dopo l’incontro stampa alla Casa Encendida, la vicina plaza Atocha, in testa al corteo, al quale arriva a fatica, fra nugoli di fotografi, protetta da un cordone di sicurezza nella marea verde. «Senza pianeta non c’è futuro!. Non solo i Greta’s boys di Fff, ma centinaia di collettivi dei più diversi, venuti per la “Cumbre social per il clima”, che si svolgerà fino a venerdì prossimo. Davanti, i rappresentanti delle popolazioni indigene e le piattaforme ambientaliste del Cile. «Non c’è giustizia climatica senza giustizia sociale», reclama Estefania Gonzalez, portavoce di Sociedad civil para la acción democratica Cile, che ha partecipato all’organizzazione della marcia. «Vogliamo che ciò che sta accadendo in Cile e nella società latinoamericana non sia reso invisibile con il trasferimento della Cop25 a Madrid. L’azione sociale nel nostro Paese è stata brutalmente repressa», denuncia. Dietro, i Giovani per il Clima, le ecofemministe, le Ong dell’Alleanza per il clima, di Rebellion e dell’Alleanza per l’emergenza climatica.

«Questa è l’ultima opportunità per chiudere gli impegni dell’Accordo di Parigi, che dal 2020 passerà alla fase esecutiva», ammonisce Javier Andalus, portavoce dei negoziati della Cop25. «I 196 Paesi che vi aderiscono dovranno incrementare gli sforzi nei piani nazionali, se vorranno tenere fede agli obiettivi di Parigi». Antonella e Rossana, di 18 e 20 anni, di Freedom for Future Italia, intonano “Bella Ciao”, mentre aumentano d’intensità i tamburi africani. «Action now!» scandiscono gli Scout Católicos di Madrid, con la gioventù cattolica dietro lo striscione della Gioventù dell’arcivescovado di Madrid.

La marea cresce e la ressa si stringe sempre più intorno a Greta, alla testa del corteo, che all’altezza del Museo del Prado, a metà del tragitto fino a Nuevos Ministerios, è costretta per motivi di sicurezza a lasciare la marcia. «La polizia ci ha detto che non possiamo continuare così». Terminerà il percorso in auto, per leggere con Javier Bardem il manifesto finale.