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Giappone. Dal #MeToo al #KuToo, basta tacchi alti obbligatori in ufficio

Silvia Guzzetti lunedì 3 giugno 2019

La campagna giapponese contro i tacchi a spillo

Si chiama "KuToo", gioco di parole costruito attorno al termine "kutsu" che, in giapponese, significa "scarpe" e "kutsuu" che significa "dolore" il nuovo movimento giapponese femminile di protesta contro i tacchi alti.

Guidate dall'attrice e scrittrice Yumi Ishikawa un gruppo di donne hanno presentato una petizione al governo che chiede l'introduzione di una legge che proibisca ai datori di lavoro obbligare le dipendenti a indossare calzature eleganti.

La pratica viene considerata dalle femministe una forma di discriminazione sessuale. È una regola non scritta, infatti, e quasi un obbligo, per le donne giapponesi, mettere tacchi alti in ufficio.

Il movimento "KuToo" è cominciato qualche mese fa dopo che Yumi Ishikawa ha protestato, via Internet, contro un hotel che rendeva obbligatorio indossare tacchi alti per avere un posto di lavoro. Per le attiviste un simile obbligo è la versione moderna della terribile fasciatura ai piedi che era in uso nella Cina imperiale.