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Il caso. La crisi demografica in Giappone. Abe: «Al lavoro fino a 70 anni»

Redazione Esteri giovedì 16 maggio 2019

Il governo invita le aziende giapponese a mantenere al lavoro gli operai fino al settantesimo anno di età

Il governo giapponese esorta le aziende del Paese a mantenere in organico i propri impiegati almeno fino a 70 anni di età, per far fronte alla grave carenza di forza lavoro con cui si confronta la nazione. L'esecutivo guidato dal premier Shinzo Abe intende inoltre fornire assistenza alle imprese che offrono occupazione ai pensionati, anche attraverso la formazione di nuove società, e tramite il lavoro freelance. "Credo che sia necessario fornire una serie di opzioni al personale esperto, anche se in età avanzata", ha detto Abe, partecipando a un convegno sulle politiche del lavoro.
Molte aziende in Giappone fissano l'età della pensione a 60 anni, ma la legge consente agli impiegati di poter continuare a lavorare fino a 65 anni di età, se lo desiderano. Assicurare una forza lavorativa adeguata è diventata la priorità dell'esecutivo conservatore, per misurarsi con le spese insostenibili dello stato sociale, sempre più aggravato da un problema demografico che non conosce soluzione. Secondo le ultime rilevazioni governative, nel Paese del Sol Levante una persona su tre nel 2025 avrà più di 65 anni di età.

Nei mesi scorsi il governo ha approvato per la prima volta una legge che consente l'accesso di circa 340mila cittadini stranieri, per sopperire alla cronica mancanza di manodopera, mentre aumentano gli sforzi del Parlamento per promuovere la partecipazione di un maggiore numero di donne al processo produttivo. Secondo la ricerca dell'agenzia Persol Consulting e l'Università Chuo, nel 2030 in Giappone verranno a mancare almeno 6,44 milioni posti di lavoro. Le statistiche ufficiali rivelano che nel 2018, dei 66,64 milioni di lavoratori, circa il 13% - vale a dire 8,6 milioni di persone - avevano più di 65 anni di età.