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GUERRA NEL MEDITERRANEO. Gheddafi chiude il rubinetto all'Eni e incita i suoi: prendere Bengasi

giovedì 14 luglio 2011
"Con l'Eni è finita per davvero": lo ha detto il primo ministro libico davanti alla stampa, annunciando l'interruzione di ogni collaborazione con l'italiana Eni. Il premier ha deplorato la circostanza che Roma abbia "violato" un accordo di non aggressione siglato tre anni fa con la Libia, partecipando ai raid della Nato contro il regime di Muammar Gheddafi."Noi non avremo più un partenariato con l'Eni e l'Italia non otterrà, per il futuro, nessuna partecipazione nei contratti petroliferi in Libia", ha continuato il premier libico Al Bagdadi al-Mahmoudi.Il primo ministro ha stimato gli investimenti dell'Eni nel settore petrolifero, in Libia, in 30 miliardi di dollari. Ilresponsabile del governo è tuttavia rimasto prudente rispetto a Francia e Stati Uniti, affermando che Tripoli tende "la mano" a questi due paesi, e si è detta "pronta" a negoziare con loro nei contratti petroliferi, dal momento che questi Paesi "iniziano a rivedere la loro posizione sull'aggressione atlantica". Secca la replica del ministro degli Esteri Franco Frattini: "Siamo noi che non vogliamo e non possiamo fare contratti" con Tripoli, "sono sotto embargo".E in serata è tornato a farsi sentire Gheddafi.  In un messaggio trasmesso alla radio, ha invitato le sue truppe a "marciare su Bengasi", roccaforte degli insorti.