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Accra. Esplosione in Ghana: oltre 200 morti

venerdì 5 giugno 2015
Una colossale esplosione e un devastante incendio in una stazione di servizio, affollata di gente che cercava di sfuggire alla furia delle piogge torrenziali che stavano allagando le strade, si è presa la vita di almeno 200 persone mercoledì notte nella capitale del Ghana, Accra. Una tragedia che ha indotto il presidente, John Dramani Mahama, a usare il termine "catastrofe" e a proclamare tre giorni di lutto nazionale, da lunedì.    Il disastro, secondo la prima ricostruzione, è il frutto dell'azione combinata di acqua e fuoco: è stato lo stesso fango, che già scorreva a fiumi e invadeva case e negozi dell'affollato e trafficato quartiere di Accra, a trasportare del carburante dal distributore di benzina ad una casa vicina in cui c'era un fuoco o dove comunque c'era qualcosa che bruciava. E la nafta, che brucia anche sull'acqua, come una miccia ha portato le fiamme fino alle pompe di carburante, che sono esplose una dopo l'altra con delle nuvole di fuoco, mentre sotto la tettoia vi erano stipate decine di persone che cercavano riparo.La forza dell'esplosione ha devastato anche case ed edifici vicini in una sorta di domino di fuoco che ha carbonizzato decine di persone. Altre sono morte annegate, trascinate dal torrente d'acqua, nel tentativo di scampare alle fiamme.Il presidente Mahama, che ha visitato di persona il luogo del disastro, nella tarda serata di giovedì è stato costretto a comunicare il raddoppio del bilancio delle vittime, ancora provvisorio. In immagini mostrate in tv si vedono corpi carbonizzati ammucchiati sul cassone di pick-up e altri che vengono estratti dalle macerie, in mezzo al fango e alla pioggia torrenziale.L'obitorio dell'ospedale 37 di Accra è pieno e i feriti sono distribuiti in vari altri luoghi di cura. Il governo ha stimato che ci vorranno almeno 12 milioni di dollari per i primi soccorsi e per riparare i danni e le infrastrutture.Ed è probabile, notano molti osservatori, che ci sarà un'ondata di critiche al governo, accusato di aver trascurato strade e infrastrutture essenziali, anche nella capitale.