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Clima che cambia. «Fra 30 anni mezza Asia sott'acqua»

Stefano Vecchia sabato 2 novembre 2019

Una veduta di Mumbai: la metropoli indiana, con 20 milioni di abitanti, è a soli 14 metri sul livello del mare (Ansa)

Forse sottovalutato, l’innalzamento del livello delle acque marine rischia di modificare pesantemente la vita di 150 milioni di individui che entro il 2050 vedranno gli oceani ricoprire in tutto o in parte le aree di terraferma su cui vivono oggi e altrettanti saranno coinvolti in vario modo.

L’allarme è stato lanciato da tempo, ma con pochi risultati e i piani di ricollocamento delle capitali, che stentano comunque a decollare, hanno al centro più motivazioni politiche, sovraffollamento o la necessità di strutture nuove ed efficienti, che l’assedio delle acque. Acque che rischiano di ricoprire la maggior parte di Mumbai, “capitale” economica e finanziaria dell’India che sfiora oggi i 20 milioni di abitanti concentrati su un territorio di soli 610 chilometri quadrati e con una elevazione media sul livello del mare di 14 metri.

La città è stata espressamente citata come il simbolo di una catastrofe annunciata ma di fatto sottovalutata nel rapporto diffuso da Climate Central, organizzazione non governativa statunitense specializzata in studi scientifici su clima e energia.

Rispetto alle analisi attuate negli scorsi anni, si sottolinea nel rapporto, i dati segnalano una maggiore estensione dei fenomeni, con una popolazione coinvolta di tre volte superiore alle stime precedenti. L’Asia, per caratteristiche geografiche e umane, sarà il continente più toccato dall’innalzamento delle acque, con 93 milioni di cinesi esposti a estese inondazioni. Climate Central pone il Vietnam meridionale come area più a rischio, con l’intero delta del Mekong che potrebbe essere invaso dalle acque congiunte del grande fiume e del mare fino a lambire Città di Hochiminh, l’ex Saigon, coinvolgendo il 20% dei 90 milioni (attuali) di vietnamiti. Anche la capitale thailandese Bangkok – già alle prese con una forte subsidenza – è destinata a subire pesanti conseguenze dalle acque che dal Golfo del Siam penetreranno per decine di chilometri nella Thailandia centrale. Giacarta, Manila, Shanghai, Tokyo, come altre città costiere cinesi, bengalesi, indiane e giapponesi e diversi arcipelaghi sono in vario grado a rischio, anche se la convivenza di centri abitati con l’assedio delle acque ha in Asia una tradizione collaudata.

Lo studio non tiene conto delle variabili demografiche e della potenziale erosione del territorio, ma si è avvalso di una tecnica avanzata, diversa da quella standard che – utilizzando satelliti – spesso non distingue tra l’elevazione del suolo e quella delle foreste o edifici sovrastanti. Ne è risultato un panorama aggiornato ma anche ulteriormente preoccupante. E un senso di urgenza segnalato anche da Dina Ionesco, capo divisione dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), per le ripercussioni che l’evoluzione del clima potrà avere sui movimenti di popolazione. «Da tempo abbiamo suonato il campanello d’allarme – ha ricordato Ionesco appellandosi ai governanti –. Sappiamo che sta per succedere » e che ci si troverà ad affrontare «spostamenti con pochi precedenti nella storia moderna», con un rischio accentuato di tensioni interne e conflitti tra Stati.