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Sisma. Forte terremoto devasta il Marocco: oltre 1.300 morti

Nello Scavo sabato 9 settembre 2023

Al termine del venerdì di preghiera, nella notte che cominciava, il cielo ha smesso d’essere il paesaggio immobile e millenario. È alla vista del minareto traballante, precipitato nella città vecchia patrimonio dell’umanità, che la gente di Marrakech ha capito. Sono morti in più di 1.300. Ma è il bilancio del primo giorno, quando i soccorsi non hanno ancora raggiunto i villaggi sulle alture, isolati dalle frane o inaccessibili perché le macerie bloccano le vie d’accesso.

L’epicentro è stato individuato a 70 chilometri da Marrakech, verso sud. La terra ha tremato anche a Rabat, Casablanca, Agadir ed Essaouira. Le scosse sono state avvertite fino a Huelva e Jaen, in Andalusia, nel sud della Spagna. «Il centro-sud del Marocco ha un’architettura tradizionale in terra e paglia che è stata poi sostituita gradualmente da costruzioni precarie in cemento, che si sbriciolano letteralmente – ha spiegato Isabella Panfili, referente per il Marocco della ong Cospe –. L’epicentro del sisma è proprio in quelle zone».

L'area del terremoto - ANSA

Nei centri abitati della regione alcuni quartieri storici appaiono schiacciati al suolo, abbattuti dalla furia del sisma che ha toccato i 6.8 gradi della scala Richter. Alle 22.45 i sussulti si sono protratti per oltre 30 secondi, un tempo interminabile, sufficiente a demolire interi quartieri. «Ad aver subito i danni maggiori, sono soprattutto i villaggi delle montagne», ha detto l’arcivescovo di Rabat. «Non ho ancora informazioni precise da tutto il Paese – ha aggiunto il cardinale Lopez Romero, raggiunto dall’agenzia Sir –. Siamo costernati per quello che è successo ed esprimiamo la nostra compassione per le famiglie che hanno perso i loro cari e per tutti coloro che sono feriti o hanno subito danni alle abitazioni». Il porporato era nel suo ufficio: «Ho sentito tutto l’edificio muoversi, durante quei secondi che sono sembrati un’eternità. Siamo a Rabat, una città che si trova molto lontano rispetto all’epicentro ma la scossa, anche qui, si è sentita forte». Per i soccorritori è impossibile essere dappertutto, scavare ovunque, smuovere tonnellate di calcinacci e farlo sperando di trovare qualcuno in vita e intanto correre verso gli ospedali, che non sempre sono a portata di mano e non tutti stanno in piedi. Si scava come si può. A mani nude, con le pale, coi trattori agricoli arrivati a spostare i cumuli.

Il sisma, che ha colpito le montagne dell’Alto Atlante, ha fatto registrare il maggior numero di vittime nelle zone montuose a sud. Prima che si accendessero le fotoelettriche per le operazioni di ricerca notturne il ministro degli Interni aveva dichiarato che 1.037 persone sono morte e altre 672 sono rimaste ferite. Nel villaggio di Amizmiz, vicino all’epicentro, all’esterno di un ospedale una decina di corpi venivano vegliati dai parenti all’esterno del nosocomio. «Quando ho sentito la terra tremare sotto i miei piedi e la casa piegarsi, mi sono precipitata a tirare fuori i miei figli. Ma i miei vicini non ci sono riusciti», ha testimoniato Mohamed Azaw che ai giornalisti giunti sul posto ha detto che «purtroppo di quella famiglia nessuno è stato trovato vivo. Hanno tirato fuori i corpi di padre e figlio, ma si stanno ancora cercando la madre e la figlia». Testimonianze che si ripetono a centinaia, tutte uguali e tutte cariche ancora di spavento.

Le immagini dalle videocamere di sorveglianza raccontano i momenti di terrore. A Marrakech la gente in strada è scappata senza una vera via di fuga. Alcuni sono andati incontro alla morte cercando riparo in un vicolo che si è poi rivelato una trappola. Uno degli edifici è franato addosso alla folla in fuga.

Sono 400 gli italiani attualmente in Marocco e «stanno tutti bene», assicura l’ambasciatore Nicola Minasi, capo dell’Unità di crisi della Farnesina. Oltre ai primi 300 italiani che erano già stati segnalati e contattati – ha spiegato Minasi – ce ne sono altri 200 che partecipavano a una convention aziendale. Alcuni turisti del nostro Paese sono rimasti bloccati su un valico che viene liberato dalle ruspe, ma ci vorranno ore per liberare le strade.

Rinforzi alla Mezzaluna Rossa marocchina potranno arrivare inoltre dalla Croce Rossa italiana: «I nostri centri operativi di emergenza sono in stato di allerta. Se richiesti, partirà il nucleo di valutazione», dice il presidente Rosario Valastro. Il centro di crisi dell’Unione Europea è pronto a far decollare i primi aerei verso le zone colpite. Stesse disposizioni dagli Usa, che con il presidente Biden si dicono «vicini al Marocco e all’amico re Mohammed VI in questa fase difficile».

La tragedia ha frattanto interrotto la crisi tra vicini. La confinante Algeria ha riaperto il proprio spazio aereo agli aerei civili e militari marocchini per la prima volta dopo che nell’estate del 2021 ne aveva annunciato la chiusura, a seguito della decisione di interrompere le relazioni diplomatiche con il Regno.

La notizia e le immagini della devastazione hanno intanto fatto il giro del mondo, fino ad arrivare a Delhi dove i leader mondiali sono riuniti per il vertice del G20. Dalla premier Giorgia Meloni al presidente americano Joe Biden, dal padrone di casa Narendra Modi al presidente francese Emmanuel Macron sono numerosi gli attestati di solidarietà e le offerte di invio di aiuti e assistenza. Anche Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso le sue condoglianze, mentre papa Francesco ha invitato un telegramma di cordoglio per esprimere "dolore e solidarietà". Anche il presidente Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al re del Marocco Muhammad VI partecipando la sua "immensa tristezza" e "manifestando disponibilità a contribuire ai complessi lavori di soccorso".