Mondo

La storia. L'altra faccia del Venezuela che non si arrende alla crisi

Lucia Capuzzi giovedì 28 febbraio 2019

I volontari della Fondazione

«Questa terra non desiste, persiste e resiste, anche di fronte ai trattamenti più ingiusti». Non parla per slogan Amadís Rodriguez. Ha toccato con mano nelle baraccopoli del Sucre il coraggio resistente degli abitanti, a cui l’emergenza non è riuscita a strappare il senso di comunità. «La gente non molla», le fa eco Jaime Mora. Sono due dei giovani costruttori della Red Joven Venezuela, “costola” della Fondazione Epékeina, creata nel 2008 da padre Honegger Molina, in seguito all’esperienza di accompagnamento pastorale alla Terrazas de San Augustín, baraccopoli della zona sud di Caracas. Da allora, Epékeina ha moltiplicato le attività per tutto il Paese, fino ad aprire tre sedi internazionali. A cucire insieme le varie iniziative – con i bimbi, gli anziani, i malati -, la fede nell’essere umano e nella sua capacità di diventare agente di trasformazione. Da qui, la fiducia nella democrazia, come processo quotidiano di apprendimento, individuale e collettivo.

La Red Joven Venezuela – cuore di Epékeina – aiuta i giovani a diventare cittadini nonché veicolo di cambiamento nelle rispettive comunità. «E’ fondamentale promuovere la partecipazione attiva e il dibattito. Dobbiamo re imparare a dialogare da diverse posizioni e prospettive senza considerarci nemici», spiega padre Honegger. A tal fine, la Red propone laboratori, seminari, corsi di formazione nonché incontri in cui gli animatori sono altri giovani volontari. «Dobbiamo promuovere un rincontro dei venezuelani – conclude il sacerdote - per poter integrare tutte le forze sparse ma già esistenti che non si stancano di sognare un Paese migliore».