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DOPO IL CICLONE. Filippine: «I poveri muoiono fuori dall'ospedale senza soldi per curarsi»

martedì 26 novembre 2013
Le conseguenze del terremoto e del tifone Hayan che hanno colpito la popolazione delle Filippine continuano ad aggravarsi anche a causa delle pessime condizioni delle varie strutture ospedaliere, tra le quali l’ospedale di Cebu dichiarato inagibile in seguito ai danni riportati ad alcune delle travi principali dell’edificio. La struttura - riferisce l'agenzia Fides - è stata “trasferita” nella caserma locale dei vigili del fuoco, riaperta una settimana fa, e può accogliere solo emergenze con una capacità di soli 100 posti letto. Un altro ospedale è quello provinciale che serve le province periferiche prive di Centri sanitari o che non hanno le strutture necessarie. I poveri della città vengono assistiti lì, ma a pagamento e chi non ha denaro a sufficienza per pagarsi un pasto non può permettersi di andare in ospedale. “Come spesso accade, sono i più poveri ad avere la peggio”, riferisce all’agenzia Fides sr. M. Joachim da Cebu. “Dopo le devastazioni subite a Leyte, l’attenzione si è spostata vero il nord, lasciando Cebu in condizioni di precarietà assoluta, con strutture inadeguate per curare i poveri, dove questi vengono completamente ignorati”.Sr. Joachim continua, “sono stata al Distretto sanitario con 17 detenuti che dovevano fare radiografie. Questi condividono le celle con malati di tubercolosi, le cui diagnosi sono incomplete, e di conseguenza sono esposti anche loro alla Tb ma non ne avranno mai la certezza perché abbandonati a loro stessi, a meno che non si riesca a far fare esami di controllo privati. Ma, con l’ordinanza del tribunale di rilasciarli in custodia delle guardie del carcere, probabilmente dovranno aspettare un altro mese oltre ai due precedenti nei quali sono rimasti senza diagnosi e nessun trattamento. Per le strade di Cebu i malati di mente sembrano moltiplicarsi quotidianamente visto che vengono dimessi dall’ospedale molto rapidamente. Ci sono quelli che muoiono seduti fuori dal pronto soccorso in attesa di essere aiutati perché non hanno i soldi per pagare; donne sedute ai bordi delle strade con un bimbo appena nato avvolto tra le braccia in stracci sporchi, e altri due o tre magri e sporchi che corrono intorno a loro; anziani seduti sui marciapiedi a chiedere l’elemosina. Insomma - conclude Joachim - il poco che ognuno di noi fa sembra scomparire nel momento stesso in cui viene fatto”.