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Londra. Sunak, il premier di origini indiane con patrimonio record

Angela Napoletano, Londra martedì 25 ottobre 2022

Rishi Sunak con la moglie Akshata Murthy

Pelle scura, ciuffo brizzolato, faccia pulita. Si presenta così Rishi Sunak, 42 anni, il nuovo primo ministro britannico. Il più giovane mai arrivato a Downing Street, il primo di origine indiana. È stato nominato successore di Liz Truss alla guida dei Tory e del governo, ieri, proprio nel giorno in cui cominciava la “festa delle luci”, Diwali, solennità celebrata da induisti, buddisti, jainisti e sikh che simboleggia la vittoria del bene sul male. Coincidenza di buon auspicio per un Paese allo sbando. Figlio di immigrati di etnia Hindu Punjabi, Yashvir e Usha Sunak, lui medico e lei farmacista, nati rispettivamente in Kenya e in Tanzania, il neoleader dei conservatori è, dettaglio non secondario, ricco sfondato. Il suo patrimonio, circa 730 milioni di sterline secondo le stime di Sunday Times Rich List, è quasi il doppio di quello di re Carlo.

Cosa può saperne di carovita e bollette da pagare un premier abituato a vestire Prada e Henry Herbert tutti i giorni, a bere caffè in una tazza da 180 sterline, a vivere in una casa da 6,6 milioni a Kensington? È la domanda che si pongono in molti. Non i deputati Tory che, sotterrata l’ascia di guerra, pare abbiano trovato nell’ex Cancelliere dello Scacchiere il candidato capace di rimettere insieme i pezzi del partito smembrato dalle diatribe e trascinare il Regno Unito fuori dalla crisi nera, nerissima, in cui è sprofondato. Un traghettatore “tecnico”, se così si può semplificare, verso tempi migliori. Ai parlamentari conservatori, interessati più che altro a evitare elezioni anticipate, piace pensare che la sua ricchezza sia garanzia di “incorruttibilità”.

Si racconta che i genitori di Sunak abbiano venduto tutti i gioielli di famiglia per racimolare il denaro necessario ad arrivare sull’isola britannica. Si sono stabilizzati a Southampton, nell’Hampshire, nel 1966. E’ qui che è nato il premier in pectore e, dopo di lui, il fratello Sanjay e la sorella Raakhi. Dopo le elementari è riuscito ad entrare al prestigioso Winchester College, un collegio privato per soli ragazzi. Durante gli studi, come lui stesso ha ricordato durante la campagna elettorale per le primarie di luglio, era solito aiutare la madre in farmacia. D’estate andava anche a lavorare come cameriere al ristorante indiano Kuti’s Brasserie. “Duro lavoro” e “sacrifici”, lo ha più volte sottolineato, gli hanno consentito di arrivare all’Università di Oxford dove ha conseguito la laurea in filosofia, economia e politica. La svolta della sua vita è arrivata quando, dopo tre anni di lavoro a Goldman Sachs, è partito per gli Stati Uniti. Titolare di una borsa di studio Fulbright ha seguito un corso in Business Administration alla Stanford University. È qui che ha conosciuto la moglie, Akshata Murthy, figlia del magnate indiano Narayana Murthy, la donna che ha spostato nel 2009 e da cui ha avuto due bambine: Krishna e Anoushka. Il matrimonio con l’erede del fondatore di Infosys è stato la sua fortuna ma anche il suo tallone d’Achille. Ad aprile scorso è emerso che la donna, direttrice di Catamaran Ventures, avrebbe per anni goduto nel Regno Unito dello status, acquistato per circa 30mila sterline all’anno, che vene concesso ai non domiciliati per non pagare le tasse sui redditi percepiti all’estero. Espediente, rottamato appena il caso è diventato pubblico, che gli avrebbe fruttato un risparmio in tributi sulle proprietà possedute in India da 20 milioni di sterline. Lo stesso Sunak, che per anni ha lavorato per gestori di banche d’affari e hedge fund, è finito nell’occhio del ciclone quando è venuto fuori che deteneva la green card per la residenza permanente negli Stati Uniti pur vivendo e lavorando - addirittura come ministro - Oltremanica. Formalità, anche questa, a cui ricorrono i milionari globali per abbattere i costi di gestione del patrimonio. Qualcuno insinua il sospetto che la famiglia Sunak abbia tesoretti nascosti nei paradisi fiscali.

La sua carriera politica è stata fulminea. E’ stato eletto in Parlamento nella circoscrizione di Richmond, nell’Inghilterra del Nord, dove ancora possiede una magione georgiana di 5 ettari. Il “maharajah del Yorkshire”, come fu soprannominato, ha prestato giuramento sul Bhagavad Gita, libro sacro hindu. Poi, si è buttato a capofitto sulla Brexit lavorando per la campagna “Leave”. E’ in questo scenario che si è consolidata l’amicizia con Johnson il quale lo ha voluto prima Segretario capo del Tesoro, nel 2019, poi Cancelliere dello Scacchiere. Durante la pandemia è diventato una star per il pubblico: è lui che ha firmato il piano di aiuti da 350 miliardi elargiti (spesso a pioggia) per aziende e cittadini in cassa integrazione. Non immune al “Partygate” – ha pagato anche lui una multa – ha saputo cogliere il momento giusto per far cadere Johnson, a luglio, e dare il via alla scalata verso il vertice del governo. La sua campagna per le primarie era pronta dall’anno scorso. Il suo motto, “non credete alle favole”, è rimasto però inascoltato, come la voce di un grillo parlante. Gli elettori Tory, ipnotizzati dalla falsa promessa di tagli alle tasse per tutti ventilata dalla contendente Liz Truss, lo hanno ignorato. Adesso, dovranno dargli retta. È l’inizio di una nuova era che ha poco di fiabesco. Se non l’immagine di un figlio di immigrati arrivato laddove nessuno aveva prima osato.