Mondo

I danni del sisma. Terremoto in Turchia e Siria, ferito il cuore della cristianità

Nello Scavo martedì 7 febbraio 2023

La cattedrale di Iskenderun

Il primo messaggio di Paolo Bizzeti, il Vicario postolico per l’Anatolia, è di poche righe. Le peggiori che l’arcivescovo gesuita potesse mai immaginare di scrivere. Era in Italia ma si è già messo in viaggio per tornare tra la sua gente, a Iskenderun, l’antica Alessandretta. Va letto d’un fiato, così come lo ha scritto, raccontando l’inferno di polvere, delle vite perdute, del disperato rovistare tra le macerie, a mani nude, per strappare alla morte i flebili pianti che salgono dal fondo delle rovine. «La situazione di ora in ora è sempre più drammatica. Si attendono nuove scosse forti. Cattedrale Iskenderun crollata. Edifici episcopio e accoglienza devastati. Vescovo e collaboratori tutti vivi. Ma migliaia di morti nelle città della zona. Ospedali crollati o inagibili. Manca elettricità e quindi pochi collegamenti telefonici o via Internet. Grazie per la vostra preghiera e aiuto ».

Bizzeti è anche presidente di Caritas Turchia e da subito ha cominciato a coordinare gli interventi per affrontare le prime necessità. Papa Francesco è «profondamente addolorato » per «l’enorme perdita di vite umane » causata dal grave terremoto, si legge in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato al nunzio apostolico in Turchia, monsignor Marek Solczyski. Assicurando la «sua vicinanza spirituale a tutte le persone colpite », il Papa affida «coloro che sono morti all’amorevole misericordia dell’Onnipotente » e porge «sentite condoglianze a coloro che ne piangono la perdita».

Il castello di Gaziantep - .

Dal Pontefice anche un pensiero al personale dell’emergenza, affinché «sia sostenuto dai doni divini della fortezza e della perseveranza nella cura dei feriti e nello svolgimento delle operazioni di soccorso». «La cattedrale di Iskenderun è andata del tutto distrutta, crollata – racconterà più tardi padre Bizzeti –. L’episcopio è totalmente inagibile ma grazie a Dio non ci sono morti. Purtroppo si registrano centinaia di vittime a Gaziantep, Kahramanmaras e nella zona di Antiochia». Visto dall’alto, l’intero territorio del vicariato appare come una distesa di edifici precipitati uno addosso all’altro, come in un gigantesco domino, a perdita d’occhio. Tra gli edifici di culto crollati, anche la cappella dedicata a monsignor Luigi Padovese, il vescovo martire ucciso a coltellate nel 2010. Padre Lorenzo Motti, ministro provinciale dei Cappuccini dell’Emilia Romagna, si è subito messo in viaggio. I frati emilianoromagnoli sono presenti nel Paese dal 1927 e nel 2014 la Custodia di Turchia è divenuta delegazione della provincia religiosa dell’Emilia Romagna.

La moschea Shirvani di Gaziantep - .

Anche John Farhad Sadredin, responsabile di Caritas Anatolia, si trovava in Italia per una conferenza, ma sta rientrando. «Ho provato a contattare diverse persone nella zona – ha raccontato ad AsiaNews – ma fino a poco fa intere aree erano isolate e non era possibile comunicare per telefono». In una delle poche strutture rimaste in piedi «stiamo ospitando una settantina di persone rimaste senza un tetto – ha spiegato Farhad – in una chiesa e nel refettorio» della comunità di Iskenderun. Proprio qui, lungo le rive del fiume Oronte, per la prima volta nella storia dell’umanità verrà usata la definizione di “cristiani”, quando l’apostolo Pietro annunciava la Buona Novella a poche vallate da Tarso, il luogo natale di Paolo, l’Apostolo delle Genti.

Qui hanno vissuto la Madonna e San Giovanni e nei luoghi colpiti è stato scritto gran parte del Nuovo Testamento. La Grotta di Pietro è rimasta intatta, ma i danni alla chiesa annessa non sono ancora stati esaminati a causa delle macerie che intasano le vie d’accesso.