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Ucraina. La Domenica delle palme fra i profughi di guerra

Giacomo Gambassi, inviato a Fastiv sabato 1 aprile 2023

La tenda della solidarietà per gli sfollati di guerra accanto alla chiesa latina di Fastiv

È aperta anche oggi la tenda della solidarietà nella città degli sfollati. Di prima mattina Caterina sarà davanti alla cucina-rimorchio donata dall’esercito per preparare il “borscht”, la tipica zuppa di barbabietole rosse cara all’Ucraina. Menù delle feste nel gonfiabile che regala un pasto caldo ai profughi di guerra. «Recupererò la Messa nel pomeriggio», sorride la donna con un passato da emigrata a Siena. «E vedrò da qui sfilare i salici», aggiunge. Salici che nel cuore del Paese invaso sostituiscono l’ulivo oggi nella Domenica delle palme. «È un albero già in fiore. E i ramoscelli avranno anche un tocco di colore che è un ulteriore invito alla fiducia», racconta padre Pavlo Kunytskyy, uno dei tre frati domenicani alla guida della parrocchia latina dell’Esaltazione della Santa Croce a Fastiv.

Il domenicano padre Pavlo Kunytskyy con la missione italiana di pace a Fastiv - Gambassi

Ha l’abito bianco liso che già dice di una Chiesa ospedale da campo in un Comune dove «su 60mila abitanti rimasti, più di 10mila sono rifugiati», spiega il religioso. Arrivati nei primi mesi dell’invasione dagli agglomerati intorno alla capitale verso cui l’esercito russo era diretto, come Irpin o Gostomel, e adesso dalle regioni calde di Zaporizhzhia, Kherson o Donetsk. Così il centro San Martin de Porres che i frati animano di fianco alla chiesa è diventato un “santuario” della carità per chi fugge dalle bombe: una macchina dell’accoglienza e dell’aiuto capace di soccorrere 2mila persone al giorno, dare un tetto a trenta famiglie, portare carichi umanitari fin nei villaggi a ridosso del confine russo nella regione di Kharkiv. «È vero, c’è stanchezza dopo un anno di attacchi – spiega padre Pavlo –. Ma lungo il Calvario il Signore è caduto più volte e si è rialzato. Anche noi possiamo cadere, ma la fede ci garantisce che saremo in grado di risollevarci».

La tenda della solidarietà della parrocchia di Fastiv che aiuta i più fragili - Gambassi

Fede che al tempo della guerra si trasforma in terreno di scontro. È a 80 chilometri da Fastiv la fortezza spirituale di Pechersk Lavra, quel “Monastero delle grotte” nel centro di Kiev dove si consuma un braccio di ferro fra il governo Zelensky e la Chiesa ortodossa dell’Ucraina che affonda le sue radici nel patriarcato di Mosca. Da mercoledì è assediato di fedeli che hanno fermato lo sfratto dei 220 monaci e dei 300 studenti di teologica dal “Vaticano” ortodosso del Paese. Una cacciata disposta dalle autorità nazionali che formalmente imputano alla comunità ecclesiale la violazione del contratto di affidamento ma che di fatto la accusano di contiguità con il nemico. Come dimostra la notifica di due mesi di arresti domiciliari a uno dei volti più noti della Lavra, il metropolita Pavel, che la stampa vicino al governo chiama «padre Mercedes» per le auto di lusso su cui viaggia. A incriminarlo per il suo «appoggio all’aggressione armata russa» i servizi segreti che hanno sigillato la sua abitazione nel monastero. Era ciò che avrebbe dovuto fare di tutte le chiese nella “collina dell’anima” anche una Commissione interministeriale. Ma è stata bloccata dalla folla che da ore si confronta con una contromanifestazione pro-esilio.

La chiesa latina dell'Esaltazione della Santa Croce a Fastiv che si prepara alla Pasqua - Gambassi

Tensioni che nella città dell’ospitalità restano ai margini. «La pace va annunciata. E dobbiamo invocarla nella preghiera perché arrivi al più presto», ripete padre Pavlo. Stamani la processione delle palme sarà di poche decine di metri: dalla piazza dove si affaccia la chiesa al portone principale. «Ragioni di sicurezza», chiarisce il religioso. Annullato anche il tradizionale spettacolo dei giovani: troppo rischioso in caso di allarme antiaereo. «E poi il teatro è il nostro deposito di cibo», sorride il prete. Bancali di pasta, scatoloni di zucchero, pile di alimenti in scatola riempiono la platea e il palcoscenico. Cinquanta i volontari che li distribuiscono dalle 8 del mattino alle 6 di sera. E poi c’è il pub “Sant’Andrea”, mai chiuso dall’inizio dell’aggressione, che «permette di raccogliere fondi per i bisognosi», dice il domenicano.

Il teatro della parrocchia di Fastiv trasformato in hub degli aiuti - Gambassi

A Fastiv fa tappa la missione italiana di pace promossa dai francescani conventuali, dalla cooperativa Auxilium, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Federazione italiana gioco calcio. Non solo «per far sentire il nostro abbraccio ai bambini donando le maglie della Nazionale», spiega il fondatore di Auxilium, Angelo Chiorazzo, ma soprattutto per «sostenere l’impegno straordinario di una comunità accanto ai più fragili», sottolinea padre Enzo Fortunato. E a lui, che dà ai ragazzi i Rosari e i biglietti di auguri pasquali del Papa, i più piccoli consegnano un calendario per Francesco con trenta loro firme in cui hanno scritto: «Aspettiamo il dono della pace». A Natale era stato l’elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, a portare di persona la vicinanza di Francesco. «La Pasqua è speranza – conclude padre Pavlo –. E la Risurrezione di Cristo ci assicura che anche la nostra nazione può risorgere e che la morte non ha mai l’ultima parola».

Il calendario dei bambini di Fastiv per papa Francesco in cui chiedono la pace - Gambassi