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Il caso. Facebook alla fine cede: sì alla bimba del napalm

Lucia Capuzzi sabato 10 settembre 2016
Quando, il 18 giugno 1972, Nick Ut Cong Huynh sviluppò il rullino, nella redazione di Saigon dell’Associated Press, i colleghi ebbero un sussulto. Sulla carta patinata era comparso, in primo piano, il corpo nudo di una bambina terrorizzata. Il vestito era stato vaporizzato dal napalm, lanciato da un elicottero Usa. Poco più indietro si vedevano altre persone in fuga, incalzate dai soldati. Una foto drammatica come molte altre sul conflitto del Vietnam. A rendere quello scatto unico era, però, la piccola svestita e ustionata in mezzo alla strada. Nel dolore – crudo e sconvolgente – di Kim Phuc, nove anni all’epoca, si rifletteva la sofferenza di tutti i popoli feriti dalla guerra. Fu questa consapevolezza a fermare i censori dell’agenzia, decisi in un primo momento a non divulgare la foto. Dopo un’accesa discussione, i vertici si con- vinsero a pubblicarla. In breve, la “Bambina del napalm” divenne un’icona, premiata con il Pulitzer. Quarantaquattro anni dopo, lo scatto continua a far polemica. Nella bufera ora è finito Facebook che, due settimane fa, ha rimosso lo scatto dal profilo dello scrittore norvegese Tom Egeland a causa della nudità della bambina immortalata. Immediatamente è esplosa la rivolta e il gigante di Palo Alto ha dovuto fare dietrofront. Migliaia di norvegesi, per giorni, hanno rilanciato la foto, finendo a loro volta censurati. Perfino la premier Erna Solberg si era unita alla protesta virtuale e aveva subito la medesima sorte degli altri. È stata la prima volta che l’impresa di Mark Zuckerberg ha applicato la censura ad un capo di governo. Anche il quotidiano Aftenposten, in una lettera aperta firmata dal direttore Espen Egil Hansen, aveva accusato Facebook di miopia. Mentre Kim Phuc, ora residente in Canada, aveva commentato: «È triste che si concentri sulla nudità dell’immagine piuttosto che sul suo messaggio». Il “fuoco incrociato”, alla fine, ha costretto il social alla resa. «Vistolo status di icona dell’immagine e della sua importanza storica abbiamo deciso di ripostare la foto da dove era stata rimossa», ha spiegato il portavoce. La “Bimba del napalm” non si tocca.