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Strasburgo. Europarlamento: sì allo Stato di Palestina

Giovanni Maria Del Re mercoledì 17 dicembre 2014
Sì al riconoscimento della Palestina, ma non subito e nel quadro del processo di pace. L’attesissima risoluzione – che comunque non è vincolante giuridicamente – approvata ieri in Assemblea plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo con 498 sì, 88 no e 111 astensioni alla fine è risultata molto più attenuata di quanto sembrava nelle scorse settimane. Un voto che per coincidenza è avvenuta mentre la Corte Ue a Lussemburgo annullava l’iscrizione di Hamas nella lista nera Ue delle organizzazioni terroristiche.Il Parlamento Europeo, si legge, «sostiene in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese e la soluzione a due Stati, e ritiene che ciò debba andare di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare». L’Aula esprime «il proprio fermo sostegno a favore della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma, che vivano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza, sulla base del diritto all’autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale». Non senza una nuova condanna degli insediamenti illegali ebraici in Cisgiordania e un appello alle fazioni palestinesi a porre fine alle divisioni. «È un momento storico per la Palestina, Israele e l’Ue», ha commentato il presidente del gruppo dei Socialisti e democratici Gianni Pittella. «Non è una cambiale in bianco, ma un’apertura di credito per la ripresa dei colloqui di pace», ha invece precisato per i Popolari Lorenzo Cesa (Udc-Ncd).  In effetti il testo di ieri è frutto di un compromesso perseguito tenacemente dai Popolari Europei, che avrebbero voluto evitare del tutto una simile risoluzione. «Abbiamo evitato il peggio», commentavano ieri fonti del gruppo, in riferimento al fatto che il testo originario, sponsorizzato anzitutto dai Socialisti europei, prevedeva un riconoscimento tout court e senza condizioni. I toni moderati non sono comunque bastati alla delegazione di Forza Italia, che ha abbandonato l’Aula in segno di protesta subito prima del voto. “Dissidenti” si sono registrati in altri gruppi (soprattutto tra i Liberali).Il caso ha voluto che proprio ieri la Corte Ue annullasse l’iscrizione di Hamas alla lista nera Ue spiegando che la decisione è «fondata non su fatti esaminati e registrati in decisioni di autorità nazionali competenti, ma su imputazioni tratte dalla stampa e da Internet». Per ora, però, nulla cambia, Hamas resta sulla lista nera, l’Ue avrà tre mesi per rispondere. E ieri Maja Kocijancic, portavoce dell’Altro rappresentante per la politica Estera Ue Federica Mogherini, ha precisato che «l’Ue continua a considerare Hamas come un’organizzazione terroristica», sottolineando che la Corte «non è entrata nel merito», limitandosi a contestare una questione procedurale. Hamas invece ha esultato: «Questa sentenza è la correzione di un errore storico che ha fatto l’Ue», ha dichiarato Moussa Abu Marzouk, un leader del gruppo, mentre il “vice-ministro degli Esteri” di Hamas Ghazi Hamad ha invitato Mogherini a riaprire il canale di dialogo e incontrare i capi dell’organizzazione. Durissima la reazione di Israele. «A quanto pare – ha tuonato il premier Benjamin Netanyahu – troppi in Europa, sul cui suolo sono stati massacrati sei milioni di ebrei, non hanno imparato niente. Noi israeliani, invece, abbiamo imparato".