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SINAI. La Ue preme: alt alla tratta

Giovanni Maria Del Re venerdì 16 marzo 2012
​Il traffico di clandestini nel Sinai con le gravissime minacce a un testimone scomodo, Salomon. E il terrorismo estremista in Nigeria, con l’uccisione, lo scorso 8 marzo, di Franco Lamolinara e Chris McManus. Due vicende diverse, ma non così lontane sullo scacchiere africano sono state al centro di due risoluzione approvate dal Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo. Se la tragica uccisione dei due ostaggi ha automaticamente riacceso il faro dei media internazionali sulla Nigeria – dopo anni di silenzio della maggior parte della stampa e della tv – quella del Sinai, ancora nel pieno della sua drammaticità, è rimasta più in ombra, seguita con attenzione da pochissime testate, tra cui Avvenire. Partiamo da questa risoluzione, presentata dal capo della delegazione del Pdl all’Europarlamento, Mauro Mario, incentrata anzitutto sul traffico di clandestini nella penisola del Sinai e in particolare sul caso di Solomon, l’eritreo venticinquenne sfuggito ai rapitori, poi sotto la precaria protezione di beduini salafiti e infine consegnato all’Onu in Egitto, con una taglia di 50.000 dollari sulla sua testa da parte dei banditi. Solomon conosce infatti molti dettagli sulla criminosa attività di queste bande, soprattutto sa dove sono collocati altri 125 prigionieri provenienti da Eritrea, Sudan ed Etiopia, nel villaggio di al-Mahdya, nei pressi della località egiziana di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza. Il giovane ha inoltre raccontato che uno dei suoi rapitori gli ha mostrato un sacchetto di plastica con organi prelevati da un sequestrato che non ha pagato il riscatto. Il testimone si trova dunque sotto una gravissima minaccia di vita e il Parlamento europeo «chiede alle autorità egiziane di intervenire rapidamente per fornire una efficacia protezione e garantire la vita di Solomon». Nel testo si ricorda che all’Alto commissariato per i diritti umani (Acnur) le autorità egiziane continuano a vietare di muoversi al di fuori del Cairo, e si chiede invece che il divieto sia revocato per consentire all’organismo di agire nelle zone più a rischio, mettendo anzitutto in salvo il testimone minacciato. In gioco, naturalmente, non è solo la vita di Solomon, ma anche di quanti sono ancora nelle mani dei sequestratori, e infatti l’Europarlamento chiede alle autorità egiziane di intervenire per la loro liberazione e di indagare su una vicenda «piena di assassinii, torture e stupri, e in cui le donne sono stata picchiate a maltrattate, alcune uccise e i loro corpi gettati nel deserto». Per rafforzare questo appello, nel testo si chiede all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, di sollevare la questione come materia di alta priorità nel corso del dialogo politico con l’Egitto. La Ue in realtà si è già mossa, come ha riferito Mauro: il commissario Vivianne Reding ha comunicato che due giorni fa l’incaricato speciale per il Corno d’Africa, Alexander Rondos, ha parlato del caso di Solomon con il ministro degli Esteri egiziano Mihamd Kamel Amr. Il quale gli ha promesso l’impegno per risolverlo. «Ciò – dice Mauro – potrà facilitare che si arrivi alla concessione al giovane eritreo dello status di rifugiato». Nell’altra risoluzione, invece, il Parlamento europeo ha condannato gli attentati terroristici di gennaio a Kano, in Nigeria, e l’uccisione, l’8 marzo, di Franco Lamolinara e del britannico Chris McManus, a seguito di un blitz. Nel testo chiedono al governo nigeriano di contrastare la setta di Boko Haram e di adottare misure per risolvere il problema dell’uso delle risorse petrolifere e dell’inquinamento nella regione del delta del Niger. L’Europarlamento chiede inoltre che l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea Catherine Ashton adotti misure che concilino la diplomazia con la cooperazione allo sviluppo al fine di migliorare la situazione in Nigeria. «Voglio ricordare pubblicamente in quest’aula Franco Lamolinara e Chris McManus – ha detto Mario Maura dopo il voto – due uomini che, molto amando la Nigeria ed avendo sacrificato la loro vita, sono da considerare al pari di tutti i cittadini nigeriani morti in questi mesi ostaggio di una strategia particolarmente feroce».