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Ancora scontri in Egitto, cinque morti

venerdì 7 febbraio 2014
Ancora violenza in Egitto. Un altro venerdì segnato dagli scontri tra governativi ed oppositori a favore del deposto presidente Morsi. Con un bilancio davvero negativo: 5 morti, tra i quali anche un bimbo di 10 anni, e 30 feriti tra i dimostranti antigovernativi. Almeno 80 i manifestanti arrestati. E poi sei feriti tra le forze dell'ordine, 5 agenti e un ufficiale di polizia, a causa dell'esplosione di due ordigni artigianali esplosi a Giza, la megalopoli che abbraccia parte del Cairo. L'attentato, non lontano da New Cairo, il maxi-insediamento di 200.000 persone riparato da un alto muro di cinta e cancelli d'accesso controllati da uomini della sicurezza alle porte della capitale, è stato rivendicato da un sedicente neonato gruppo terroristico: Walaa (Brucia, ndr), una formazione che annuncia di volere "lottare contro lo Stato di polizia repressivo", con i suoi membri che si sono fatti fotografare incappucciati, tutti con le 4 dita della mano alzate, il simbolo che rappresenta il "massacro di Rabaa", una delle piazze teatro dei sit-in dei pro-Morsi sgomberati nel sangue la scorsa estate. Gli osservatori non sembrano dare credibilità alla rivendicazione, ma è da segnalare che se confermata si tratterebbe della prima azione collegata direttamente alla galassia dei pro-Morsi, piuttosto che ai gruppi jihadisti e qaedisti attivi nel Sinai, che si confrontano da decenni con le autorità centrali egiziane, o con quelle israeliane, obiettivo del lancio di razzi lungo il confine sulle città di Israele. Poco dopo l'esplosione dei due ordigni sono iniziate le annunciate manifestazioni dei sostenitori del presidente deposto Morsi. Immediati gli scontri, divampati nei quartieri centrali del Cairo, ad Alessandria e in tutto l'Alto Egitto, a sud della capitale, considerato un bastione dei Fratelli Musulmani. Qui il bilancio più drammatico: 3 i morti a Fayyum, 1 - il bambino di dieci anni - in un villaggio del governatorato di Minya. Uno in tarda serata a Ismailiya. Almeno 30 i feriti, quasi tutti colpiti dai fucili a canne mozze. Gli scontri, come sempre più spesso accade, hanno visto contrapporsi manifestanti armati di molotov e forze dell'ordine, affiancate se non precedute dai sostenitori dell'esercito, gli stessi che chiedono a gran voce che il maresciallo Abdel Fatah Sisi sciolga la riserva. "Manca ancora la legge elettorale", spiegano fonti qualificate: si dovrà attendere il dipanamento di questo nodo. A Sisi si dovrebbe contrapporre Hamdin Sabahi, arrivato terzo alle presidenziali del 2012. È celebre per il suo attivismo anti-Sadat e anti-Mubarak, che gli è costato una ventina di arresti nel corso di quegli anni. Poi è stato uno dei leader del Fronte di Salvezza, quello protagonista con i giovani ribelli di Tamarod della fase di contrapposizione con Morsi che ha spinato la strada all'intervento dei militari.