Mondo

Emergenza sanitaria. Ebola, superati i 10.000 casi di contagio

sabato 25 ottobre 2014

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha emesso, da Ginevra, il consueto bollettino periodico sui dati dell'epidemia di ebola, che sta sconvolgendo tre Paesi dell'Africa occidentale e rischia di seminare il panico anche negli Stati Uniti. Il bilancio aggiornato registra 4.922 decessi, dallo scoppio dell'epidemia, e 10.141 casi di contagio provato o sospetto. Il triste record. I Paesi nell'occhio del ciclone restano quelli tristemente noti: Liberia, Sierra Leone e Guinea, che da soli registrano 4.912 vittime e 10.114 contagi. Nella cifra totale sono inclusi i casi registrati negli scorsi mesi in Nigeria e in Senegal, dove la diffusione della malattia è stata fermata (l'Oms ha dichiarato entrambi i Paesi "liberi dal virus"), e i noti casi isolati in Spagna, Stati Uniti, nonché la prima vittima in Mali. I Paesi "a rischio". E proprio il Mali, con la Costa d'Avorio, è ad alto rischio di "importazione" del virus letale. La vittima, una bambina di due anni, proveniva infatti dalla confinante Guinea. E l'Oms informa che, degli 8 distretti di Liberia e Guinea confinanti con la Costa d'Avorio, due hanno riportato casi di ebola sospetti o confermati. Le rassicurazioni di Obama. "L'ebola non si prende facilmente. Non ci si ammala con il contatto casuale di una persona. L'unico modo è il contatto diretto con i fluidi corporei di qualcuno che ha i sintomi". Lo ha ribadito il presidente Usa, Barack Obama, nel discorso settimanale. "Dobbiamo farci guidare dalla scienza, dai fatti, e non dalla paura. Il presidente ha quindi fatto riferimento ai casi sospetti registrati a New York. "Ieri i newyorchesi hanno fatto quello che fanno tutti i giorni: preso il bus, la metropolitana, sono andati al lavoro. Quello spirito, quella determinazione di andare avanti è parte di ciò che rende New York una delle grandi città del mondo", ha aggiunto. Obama ha ricordato che 7 americani sono stati ricoverati per aver contagiato il virus dell'ebola e sono tutti guariti. Venerdì il presidente aveva incontrato alla Casa Bianca l'infermiera di Dallas, Nina Pham, e l'aveva salutata con un abbraccio.