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Testimonianza eroica. Le sei suore che sfidarono ebola

lunedì 4 agosto 2014
Tra gli eroi che hanno dato la vita per gli altri, in questo caso per curare i malati di Ebola, ci sono anche sei donne, sei donne eccezionali, coraggiose e generose, missionarie delle Poverelle di Bergamo. Fecero tutto per amore dei più poveri, nei quali vedevano Cristo. Fino a dare la vita. Per loro il 25 gennaio 2014 si è chiuso il processo diocesano di beatificazione. Riproponiamo un articolo di Giulio Albanese, pubblicato su Avvenire il 26 marzo 2005 Le sei suore che sfidarono ebola «Avvolte tra i poveri», proprio come raccomandava il Beato Luigi Maria Palazzolo, loro fondatore. Abituate a combattere a servizio del Regno, sei coraggiose missionarie delle Poverelle di Bergamo non abbandonarono la trincea della carità, sotto l'incubo della terribile epidemia di Ebola che nel 1995 sconvolse la loro missione congolese. Suor Floralba Rondi, Suor Clarangela Ghilardi, Suor Danielangela Sorti, Suor Dinarosa Belle, Suor Annelvira Ossoli e Suor Vitarosa Zorza furono falciate dalla febbre emorragica. Tutto cominciò quando, il 15 marzo di quello stesso anno, un uomo tornò a casa febbricitante dopo una giornata di lavoro nei pressi di un villaggio a poca distanza dalla cittadina di Kikwit, nell'ex Zaire. Dieci giorni dopo morì, dissanguato da un male misterioso. La stessa sorte toccò a suo figlio, a suo fratello e ad altri membri della famiglia. Nel giro di poche settimane, l'ospedale di Kikwit si riempi di moribondi. Suor Floralba fu la prima missionaria ad essere contagiata e la prima a soccombere. Le consorelle raccontarono che si ammalò mentre assisteva un paziente in gravi condizioni. La morte sopraggiunse il 25 aprile. Suor Vitarosa fu invece l'ultima a cadere tra le religiose. Il diario della comunità ricorda che si prese cura delle consorelle contagiate dal terribile virus e le raggiunse in cielo il 28 maggio, festa dell'Ascensione. I medici capirono che la diffusione del virus era favorita dall'usanza di toccare i morti durante i funerali. Perciò venne dato l'ordine di avvolgere i cadaveri nella plastica. L'epidemia causò in tre mesi la fine di 244 persone. Tra le vittime, le sei eroiche missionarie che si erano prodigate nell'assistenza pur consapevoli della pericolosità del morbo. (di Giulio Albanese)