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Ucraina. Zuppi dopo Kiev: riferirò al Papa. Da Mosca segnali incoraggianti

Mimmo Muolo giovedì 8 giugno 2023

Il cardinale Zuppi presenta il libro "Il senso religioso" su don Giussani

La tappa di Kiev è alle spalle. Ma adesso si guarda con un filo di speranza in più anche a quella di Mosca. Anche se, prima di ogni altra mossa (compresi eventuali incontri con Kirill e Putin), bisognerà riflettere su quanto emerso dai due giorni nella capitale ucraina e riferire al Papa, non appena le sue condizioni di salute lo consentiranno. Intanto ieri il cardinale Matteo Zuppi, di ritorno dal suo viaggio, ha incontrato di persona il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin e fatto con lui un primo punto della situazione. Mentre da Mosca arrivavano segnali incoraggianti. La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, come riferisce l’agenzia Tass, considera «positivamente i tentativi del Vaticano di aiutare a porre fine al conflitto in Ucraina». Anche se, viene precisato, la Santa Sede non ha al momento «intrapreso nessuna azione» per organizzare una visita a Mosca dei suoi rappresentanti.

In attesa degli sviluppi, Zuppi e Parolin hanno incontrato separatamente i giornalisti a margine di due diversi appuntamenti. E il presidente della Cei ha sottolineato: «Dobbiamo parlare, riflettere sulle cose che abbiamo ascoltato e vedere i passi successivi. Chiaramente ne dobbiamo parlare con il Santo Padre, aspettando che stia meglio. Egli attende con impazienza l’esito degli incontri per cercare in tutti i modi di sostenere il percorso di pace giusta e alleviare tanta sofferenza umana». Dal Pontefice, infatti, viene un continuo invito «a spenderci per la pace. Questo è importante perché ci coinvolge tutti a non accettare mai la violenza e la guerra». In sostanza «papa Francesco non si arrende - ha proseguito Zuppi -. Tanto che ha voluto questa missione proprio perché vuole cercare tutto ciò che può favorire il percorso di pace».

Il presidente della Cei, poco prima di presentare il libro “Il senso religioso” di don Giussani nella sede romana di Cl, ha però tenuto a precisare che la missione di pace affidatagli da Francesco «non è una mediazione, ma un manifestare interesse, vicinanza, ascolto, perché il conflitto possa trovare percorsi di pace». «Il resto - ha aggiunto - sono attese o speculazioni che hanno alcuni». Inoltre l’arcivescovo di Bologna non ha mancato di manifestare «preoccupazione, tra le tante, per quello che è successo alla diga» di Nova Kakhovka dove «vi sono migliaia di persone alluvionate», e si teme «anche per l’ecosistema». «Il momento più drammatico del viaggio è stato Bucha», ha concluso.

Più o meno negli stessi termini si era espresso il cardinale Parolin in mattinata, ancor prima di vedere Zuppi, incontrando i giornalisti alla inaugurazione dell’info-point del Giubileo. La tappa di Kiev è stata «un ulteriore contributo che la Santa Sede può dare alla pace. Già il fatto di parlarsi e di vedere posizioni un po’ diverse può essere utile. Quali sviluppi ci saranno, non lo so. L’idea del Papa era quella di una missione da compiere nelle due capitali. Dovrebbe restare aperta questa soluzione».

In sostanza, pare di capire, siamo in una fase interlocutoria, ma il processo è avviato e lascia ben sperare. In attesa che sia il Papa a dare un ulteriore impulso.