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Corte Ue. Donatori di sangue gay, «giustificato il divieto»

mercoledì 29 aprile 2015
La Corte di giustizia Ue di Lussemburgo ha stabilito oggi che è giustificata la legge francese che vieta agli uomini che abbiano avuto rapporti omosessuali di donare il loro sangue, in quanto a rischio di trasmissione di Aids. La Corte ha però ammesso che questa disposizione può violare il diritto alla non discriminazione per ragioni di orientamento sessuale, e ha quindi sottolineato che è necessario dimostrare che il rischio di trasmissione di Aids o di altre malattie gravi è effettivamente maggiore per gli uomini omosessuali. Solo in questo caso infatti si può derogare dal diritto di non discriminazione. "L'esclusione permanente dalla donazione di sangue per uomini che abbiano avuto rapporti omosessuali può, alla luce della situazione in Francia, essere giustificata", così la Corte di giustizia Ue nella sua sentenza.Ma la Corte aggiunge e precisa: "occorre dimostrare che per queste persone esiste un alto rischio di contrarre gravi malattie infettive, come l'Hiv, e che non sono disponibili tecniche efficaci di ricerca o metodi perassicurare un livello elevato di protezione della salute dei riceventi, meno restrittivi dell'esclusione".Secondo i dati a disposizione delle autorità francesi, aggiornati al 2008, gli uomini omosessuali sono di gran lunga la categoria più colpita dall'Aids in Francia a causa di rapporti sessuali non protetti, si legge in un comunicato stampa della Corte Ue. L'incidenza della malattia tra gli uomini omosessuali è 200 volte superiore al tasso registrato nel resto della popolazione francese. In virtù di questi dati, le autorità francesi impongono un divieto permanente di donare il sangue agli uomini che abbiano rapporti omosessuali. Tale divieto, alla luce di questi dati, è considerato "giustificato" dai giudici Ue. La Corte ha comunque chiesto al giudice francese di verificare i dati più recenti sull'incidenza dell'Aids in Francia, e di appurare se siano a disposizione tecniche più avanzate di individuazione della malattia che possano garantire in pieno la salute di coloro che ricevono trasfusioni di sangue, evitando possibili discriminazioni a scapito dei donatori.