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Cop26. Alphonce e gli altri giovani che curano la casa comune

Lucia Capuzzi, inviata a Glasgow venerdì 5 novembre 2021

«Ho visto con i miei occhi i raccolti bruciati dalla siccità a Ngwata, nel sud-est del Kenya, dove sono cresciuto. Un tempo, le stagioni delle piogge si susseguivano con regolarità. Ora non più. La deforestazione ha reso arida la terra». Alphonce Muia non pensa di essere speciale. Si definisce un ventenne come tanti che, però, non si rassegna allo scempio socio-ambientale in atto. «Sono uno che ha voluto fare la propria parte, come cittadino e come cattolico. Mi sono sempre interessato alla questione ecologica, frequento la Facoltà di scienze dell’ambiente. Nel 2019, ho partecipato alla Cop25 di Madrid. Ero, così, deluso dalla vaghezza della conclusione che mi sono detto: "Basta parole, devo agire. Nel mio piccolo"».

Insieme ad altri amici, con cui ha creato il Catholic youth network for enviromental sustainability in Africa (Cynesa), ha piantato oltre duecento alberi per rimboschire Ngwata. Il piccolo parco Laudato si’ è nato nel terreno adiacente alla parrocchia di Saint Angelus che ha sostenuto l’iniziativa a cui hanno partecipato i bambini e gli adolescenti della comunità. A loro ora è affidata la cura delle piante.

Alphonce è uno degli otto protagonisti di The future leis with young (Il futuro dipende dai giovani), documentario realizzato da Patricia Pedrosa per Cidse, rete di organizzazioni cattoliche impegnate nella promozione della giustizia sociale e ambientale. Il video sarà presentato domani online in occasione del Global day for action.

«Un viaggio in sei Paesi attraverso le storie dei giovani credenti che, in Svizzera come in Portogallo, hanno scelto di dare il proprio contributo alla costruzione dell’ecologia integrale», spiega Giorgio Gotra di Cidse. Come Alicia e Adrián che realizzano campi per sensibilizzare gli adolescenti in Galizia. O Philip che si batte contro le miniere nella zona di Colonia. E Sara, studentessa universitaria di Udine, partita come volontaria di Focsiv in Perù, dove si è dedicata ad aiutare le comunità colpite dall’inquinamento petrolifero. «Con questo racconto, vogliamo ribadire che non è necessario avere competenze particolari – conclude Gotra –. Tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa per la casa comune.