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Usa. Com'è andato il primo mese di Trump

Paolo M. Alfieri lunedì 20 febbraio 2017

Proteste a Los Angeles contro i provvedimenti anti-immigrati ordinati da Trump (Ansa)

La presidenza Trump compie oggi il primo mese, con i critici che dipingono una West Wing nel caos mentre il nuovo presidente Usa descrive un'Amministrazione che "sta procedendo come una macchina ben oliata". Di certo sono state quattro settimane di attività intensa a Washington, scandite da un'infinità di tweet. Ecco alcune delle tappe che le hanno caratterizzate.

OBAMACARE


Con un ordine esecutivo Trump ha iniziato lo smantellamento della riforma sanitaria voluta da Barack Obama. Nell’ordine si sollecitano i dipartimenti governativi a “rinunciare, rinviare, concedere deroghe o ritardare l’attuazione” di tutte quelle norme dell’Obamacare che impongono oneri fiscali sugli stati, le società o gli individui. Anche se solo il Congresso può abrogare Obamacare, l'ordine sottolinea che il governo federale deve agire nel modo più incisivo per "allentare il peso" sugli individui, gli Stati, l'industria sanitaria. L'ordine di fatto non cambia nulla nell’immediato né tantomeno spiega cosa Trump voglia che il suo governo faccia. Ma indubbiamente manda un messaggio simbolico molto forte a chi lo ha votato.


ABORTO

Trump ha reintrodotto il divieto di finanziamenti federali ad Ong internazionali che praticano aborti all’estero o forniscono informazioni a riguardo. Con un ordine esecutivo, il nuovo presidente Usa ha ripristinato un provvedimento che, da quando fu introdotto dall'Amministrazione repubblicana nel 1984, è stato revocato dalle Amministrazioni democratiche e reintrodotto da quelle repubblicane che si sono negli anni succedute. A cancellare il bando, l'ultima volta, era stato il presidente Barack Obama nel 2009. Ora Trump ha appunto ripristinato il divieto di usare fondi del governo per sovvenzionare gruppi che pratichino o forniscano consulenza sull'aborto all'estero.


TPP

Il nuovo presidente Usa ha firmato un ordine esecutivo per ritirare definitivamente gli Stati Uniti dai negoziati sul Tpp, l'accordo di libero scambio con 11 Paesi del Pacifico, fortemente voluto da Barack Obama ma mai ratificato dal Congresso. Trump lo ha sempre giudicato "pericoloso per l'industria americana". Per molti analisti, però, si tratta di un regalo alla Cina, che al Tpp si era sempre opposta perché tagliata fuori, e adesso può potenzialmente lavorare ad un blocco alternativo, proprio quello che Obama voleva scongiurare.


IL MURO

Trump ha firmato l’ordine esecutivo che ordina alle agenzie federali di cominciare a costruire un muro al confine con il Messico. Un altro ordine firmato dal presidente Usa prevede di tagliare i finanziamenti federali alle cosiddette “città santuario”, quelle città americane che rifiutano di adempiere alle leggi federali in tema di immigrazione.


IL BANDO SULL'IMMIGRAZIONE

Trump ha firmato un ordine esecutivo per disporre il divieto all'ingresso di rifugiati siriani e lo stop di 90 giorni per le persone provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana. La protesta è scoppiata immediata. Il provvedimento è stato impugnato per primo dallo Stato di Washington, che ha innescato una battaglia legale fino al blocco disposto da un giudice federale di Seattle e confermato da una Corte d'appello di San Francisco. Il tycoon ha annunciato che il decreto verrà riscritto e ripresentato a giorni.

GLI OLEODOTTI

Trump ha firmato due ordini esecutivi per far riprendere i lavori per gli oleodotti Dakota Access e Keystone XL, andando contro le decisioni prese da Barack Obama e provocando dure proteste da parte delle organizzazioni ambientaliste. Il Dakota Access Pipeline è un oleodotto sotterraneo quasi ultimato, e dovrebbe servire a portare il greggio dalla Bakken Formation – una zona al confine tra Montana e North Dakota – fino all’Illinois, attraversando il South Dakota e l’Iowa. Il Keystone XL invece è un tratto dell’oleodotto Keystone, che avrebbe dovuto attraversare Montana, South Dakota e Nebraska. Dopo molte proteste, Obama aveva messo il veto sull’autorizzazione del Congresso americano alla costruzione dell’oleodotto, assecondando le richieste delle organizzazioni ambientaliste che avevano contestato a lungo il progetto. L’ordine di Trump chiede a TransCanada, la società canadese costruttrice, di presentare nuovamente la richiesta di autorizzazione.


CORTE SUPREMA

Come promesso, Trump ha proceduto rapidamente anche nel presentare la sua nomina per il giudice della Corte Suprema in sostituzione del conservatore Antonin Scalia, scomparso lo scorso anno. È il conservatore anti-abortista Neil Gorsuch, che gode di apprezzamenti bipartisan.


LE DIMISSIONI DI FLYNN

Dopo settimane di indiscrezioni, smentite e parziali retromarce, il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn è stato costretto a dimettersi per aver parlato di sanzioni con l'ambasciatore russo in Usa ancor prima che la nuova Amministrazione si insediasse e di aver poi mentito sulle sue conversazioni, nello specifico al vice presidente Mike Pence.


L'ALLEANZA CON NETANYAHU

Trump ha ricevuto il primo ministro israeliano alla Casa Bianca sciogliendo definitivamente il gelo che era calato durante l'amministrazione Obama e sul perseguimento della pace tra israeliani e palestinesi ha superato il “dogma” dei due Stati, pilastro della politica di Washington nella regione da decenni.