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L'allarme. Gli ippopotami di Escobar «divorano» la Colombia

Lucia Capuzzi mercoledì 10 febbraio 2021

Gli ippopotami di Escobar hanno popolato il fiume Magdalena

La stampa li ha ribattezzati «gli ippopotami della cocaina». In realtà, questi mastodontici animali che ormai affollano il Rio Magdalena, in Colombia, non hanno niente a che vedere con lo stupefacente. Tranne il fatto che a importare nel Paese i loro progenitori è stato il super boss, Pablo Escobar. Il capo del cartello di Medellín aveva una vera e propria passione per gli animali esotici: ne aveva tantissimi nella villa più famosa, l'Hacienda Napoles, a circa trecento chilometri da Bogotà. Tra questi anche quattro ippopotami. L'odissea di questi ultimi è iniziata nel 1993 alla morte di Escobar per mano della polizia. La Hacienda Napoles venne sequestrata dalle autorità e la relativa fauna distribuita nei vari zoo colombiani. Tutti, tranne gli ippopotami appunto. Spostarli era troppo costoso e complicato. I bestioni furono semplicemente lasciati là, nella segreta speranza, forse, che si estinguessero. E' accaduto, invece, l'esatto contrario: si sono riprodotti a dismisura, popolando l'intera regione tra Bogotà e Medellín. Attualmente se ne contano tra ottanta e 120: il gruppo più popoloso al di fuori dell'Africa. «Una bomba ecologica ad orologeria», secondo un recente studio pubblicato dalla rivista Biological Conservation. Gli ippopotami sono una specie non autoctona: la loro proliferazione - dovuta alla mancanza di predatori naturali che la ostacolino - sta mettendo a rischio il resto della fauna e modificando la composizione chimica dell'acqua del fiume Magdalena. Gli scienziati prevedono che il loro numero possa raggiungere quota 1.400 entro il 2034. Da qui la drastica proposta degli studiosi: la soppressione almeno di una parte degli animali. L'idea ha fatto inorridire l'opinione pubblica che si è schierata al fianco degli "ippotami della cocaina". A quasi trent'anni dalla morte, l'eredità di Escobar continua a dividere.