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Colombia. Presidenziali, Duque e Petro al ballottaggio

Paolo M. Alfieri lunedì 28 maggio 2018

Il candidato della destra, Ivan Duque, ha vinto il primo turno delle presidenziali in Colombia, ma non ha ottenuto abbastanza voti per evitare il ballottaggio con Gustavo Petro, l'ex sindaco di Bogotà con un passato da guerrigliero. Il 41enne avvocato e senatore, praticamente sconosciuto prima di essere scelto come candidato del partito Centro Democratico dell'ex presidente Alvaro Uribe, ha ottenuto il 39,1% dei voti, contro il 25,09% di Petro.


Durante la campagna elettorale Duque ha promesso di "riformare" unilateralmente l'accordo di pace con le Farc - siglato nel 2016 dal presidente uscente Josè Manuel Santos, che ha vinto il premio Nobel per la pace per aver messo fine al conflitto durato oltre mezzo secoldo con i guerriglieri filo-marxisti - specie per quanto riguarda la Jurisdiccion Especial para la Paz, che prevede pene alternative per i reati commessi dagli ex guerriglieri.


Al terzo posto è arrivato il centrista Sergio Fajardo con il 23,7% ed il candidato conservatore German Vargas Lleras al quarto con il 7,3%. Nessuno dei due ha ancora annunciato quale dei due candidati sosterrà al ballottaggio del 17 giugno. Si prevede che molti degli elettori di Fajardo potranno sostenere Petro per non mettere a rischio la tenuta dell'accordo di pace, mentre gli elettori di Vargas Lleras sosterranno Duque. Se sul voto di domenica sono pesate le paure alimentate dalla crisi economica-politica in cui sta sprofondando il vicino Venezuela, la questione dell'accordo di pace, che ha diviso il Paese, è stata centrale nella campagna elettorale. "Noi non vogliamo fare a pezzi gli accordi - ha detto ieri Duque - ma vogliamo mettere in chiaro che nella Colombia della pace si avrà giustizia".


"Andiamo avanti con passo fermo, costante, sempre avanti e potete stare certi che vinceremo e cambieremo la storia della Colombia", ha detto da parte sua Petro, leader di Colombia Humana, dopo aver ottenuto di andare al ballottaggio. L'ex guerrigliero dell'ormai disciolto M-19, ha liquidato come "una bugia" la sua presunta adesione all'ideologia "castrista-chavista" con l'obiettivo di nazionalizzare l'economica come a Cuba ed in Venezuela.